I due volti di Yuja Wang
Roma: a Santa Cecilia successo per la pianista
Recensione
classica
Yuja Wang entra in scena fasciata in un vestito di paillettes color verde smeraldo, una gamba che ne emerge scoperta fino all'inguine, la schiena nuda fino al limite estremo: il pubblico di una sala da concerti non è abituato a toilette del genere e resta senza fiato. Ma la Wang è fatta così e non bisogna credere che questo modo così sexy di presentarsi sia un volgare mezzo per accattivarsi il favore del pubblico a prescindere dai suoi reali meriti musicali, anche perché il risultato è prevedibilmente contraddittorio, come rivelano i commenti captati nell'intervallo, ovviamente positivi quelli degli uomini, ovviamente negativi quelli delle donne. Il suo vestito rischia così di diventare l'argomento della serata, distraendo dal risultato veramente pregevole dell'esecuzione dei due Concerti per piano di Ravel, un tour de force che metterebbe a dura prova chiunque ma che la minuta pianista cinese affronta con assoluta sicurezza. Sfoggia dieci dita d'acciaio nella gragnola di accordi con cui fa la sua spettacolare entrata nel Concerto per la mano sinistra e un virtuosismo strepitoso nel passaggio a base di scale, arpeggi tremoli e glissando (su e giù per quattro ottave con una sola mano!) con cui si conclude la prima cadenza. Ma dimostra anche verve ritmica scatenata nei momenti di sapore jazzistico e delicata sensibilità espressiva nell'altra ampia cadenza dal tono sognante posta verso la fine del Concerto. Dopo l'intervallo si presenta un'altra Wang, con un vestito accollatissimo e senza virtuosismi mozzafiato, sostituiti da un suono brillante e cristallino e da un dialogo cameristico con gli altri strumenti: una trasformazione richiesta dai Concerti stessi, che sono molto diversi, a cominciare dal fatto che l'orchestra ha nel secondo dimensioni quasi mozartiane. Pianoforte e orchestra danno vita ad un serrato dialogo, in cui risplendono gli inesauribili preziosismi della scrittura raveliana: da citare nel primo movimento l'episodio affidato all'arpa (veramente magico sotto le dita della bravissima Cinzia Maurizio) e poco dopo un passaggio fitto di trilli del pianoforte. La Wang offre un'interpretazione semplice, casta, disadorna dell'Adagio assai, eseguendo quella lunghissima melodia in modo meno vibrante di altri pianisti, senza sentimentalismo ma col lirismo freddo di Ravel: la pianista chiama come coprotagonisti intorno a lei i legni, che rispondono magnificamente, in particolare nel dialogo tra flauto e clarinetto prima, cui si aggiungono poi oboe e fagotto, che avrebbe meritato un applauso a scena aperta a Carlo Tamponi, Alessandro Carbonare, Paolo Pollastri e Francesco Bossone. Il perfetto equilibrio di questo momento - e in generale di entrambi i Concerti di Ravel - era sicuramente merito anche dell'attentissima e raffinata direzione del giovane francese Lionel Bringuier, che faceva così un bel debutto a Roma. La Wang conclude la sua esibizione con due divertentissimi bis, il Roncò alla turca di Mozart e la Carmen di Bizet nell'elaborazione di due virtuosi qualli Volodos e Horowitz. Bringuier aveva aperto la serata con le Danze di Galanta di Kodaly, facendone intelligentemente risaltare ritmi e colori proprio con l'evitare di calcare la mano sugli effetti, che renderebbero chiassoso e volgare questo pezzo bello e godibilissimo. In chiusura la suite dell'Uccello di fuoco di Stravinskij, dove l'orchestra è chiamata ad altre prove di raffinato virtuosismo, come il delicatissimo solo del corno di Guglielmo Pellarin nella Berceuse.
Note: Il concerto è stato trasmesso in diretta da RaiRadio3 e ripreso dalla Terza Rete Televisiva per successive trasmissioni
Interpreti: Yuja Wang, pianoforte
Orchestra: Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore: Lionel Bringuier
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