I Combattimenti di Nuova Consonanza
Roma: l'apertura del Festival tra suono, parola e danza, da Monteverdi a Battistelli
Il concerto di apertura del 54° Festival di Nuova Consonanza – intitolato Combattimenti – ha testimoniato il rinnovato interesse, nella programmazione di quest’anno, verso il teatro musicale e lo ha fatto in modo pienamente convincente, mettendo in efficace relazione musica, parola, azione scenica, coreografia e, non ultime, le potenzialità che il computer può offrire a chi realizza uno spettacolo. Con relativamente pochi mezzi a disposizione, la regia di Cesare Scarton è riuscita a creare un interessante collegamento attraverso partiture distanti sia sotto il profilo temporale che sotto quello degli organici coinvolti, in una serata al Teatro Palladium che prendeva spunto dai 450 anni dalla nascita di Claudio Monteverdi ma che in realtà ha visto molti altri protagonisti rubare la scena al cremonese. Primo tra tutti Giorgio Battistelli, autore di quella ‘azione’ per due percussionisti – Orazi e Curiazi, del 1996 – con cui si aperto il concerto: la spettacolarità offerta in scena dai due esecutori, grazie allo scontro dei suoni emessi con le voci e con i numerosi strumenti, è stata idealmente amplificata dalla scenografia virtuale che rievocava, grazie a un gioco di immagini in continuo movimento, il contesto storico dell’antica Roma e lo inseriva nella drammaturgia fantastica pensata dal compositore. Per il celebre Combattimento di Monteverdi, la musica si è poi materialmente fatta da parte, trovandosi gli esecutori (l’Ensemble In Canto diretto da Fabio Maestri) al lato della platea, per lasciare spazio sul palcoscenico alla coreografia ideata da Daniele Toti, il quale insieme a Silvia Penna, ha meritatamente calamitato l’attenzione del pubblico. Anche qui, bella l’interazione con una scenografia virtuale che rielaborava gli stessi movimenti con cui i danzatori raccontavano la vicenda di Tancredi e Clorinda. La concertazione di Maestri è sembrata accettare un po’ troppo questo ruolo subalterno: si sono così persi parte dell’efficacia drammatica di quello stile concitato che caratterizza la partitura monteverdiana ma soprattutto la tensione che l’autore affida alla comprensione del testo. E questo malgrado l’interessante scelta di affidare alla bella voce baritonale di Roberto Abbondanza il ruolo del narratore. La situazione si è decisamente riequilibrata, con gli interpreti più a loro agio nel linguaggio contemporaneo, nella nuova partitura di Claudio Ambrosini che partiva esattamente dal punto in cui si fermava Monteverdi: Tancredi appresso il Combattimento – lavoro commissionato da OperaInCanto e Reate Festival – metteva in musica i successivi versi del Tasso, creando una suggestiva atmosfera, dove al centro non era più lotta ma il ricordo e lo struggimento del guerriero cristiano, indagati attraverso un continuo e misterioso intreccio tra il livello della parola e quello del canto.
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