I colori di "Solaris"

Ritorna con successo, a Colonia, l'opera di Detlev Glanert

Recensione
classica
Oper an Dom Colonia
02 Novembre 2014
Quel che colpisce di più davanti a un’opera di Detlev Glanert è la sua fiducia incrollabile nel teatro d’opera e nella sua vocazione ancestrale a raccontare delle storie. La storia che racconta per la sua opera andata in scena Colonia in prima tedesca in un nuovo allestimento, dopo il battesimo a Bregenz un paio di estati fa, proviene da un riconosciuto capolavoro della letteratura di genere, “Solaris” del polacco Stanislaw Lem, già oggetto di varie riduzioni cinematografiche. Il libretto approntato da Reinhard Palm rinuncia alle licenze tarkovskiane ma insiste comunque molto sulla dimensione filosofica (se non teologica) dell’originale, pur riservando al compositore una molteplicità di situazioni e personaggi che ben si prestano a suo stile eclettico. Se la materia si presta a esaltare la straordinaria opulenza dell’orchestrazione glanertiana, non nuocerebbe tuttavia rinunciare a qualche divagazione in episodi secondari o al peso eccessivo di alcuni degli “ospiti”, poco meno che suggeriti in Lem. Non ne soffre troppo comunque il nucleo del lavoro, cioè la dolorosa relazione del protagonista Kris Kelvin con il simulacro della compagna Harey, morta suicida anni prima, che ispira a Glanert le pagine più emotivamente più intense, rese con enfasi lirica dai bravissimi Nikolay Borchev e Aoife Miskelly. Altro punto di forza l’esecuzione levigatissima della Gürzenich-Orchester diretta con perizia da Lothar Zagrosek, che dà corpo sonoro ai mutevoli colori del pianeta Solaris. Patrick Kinmonth concepisce uno spettacolo efficace nella scena a impianto fisso di Darko Petrovic – un relitto di astronave poggiante su una superficie liquida come l’oceano di Solaris (che si esprime con le voci del coro) – arricchita dalle preziose luci di Andreas Grüter. Applausi e numerose chiamate.

Note: Nuova produzione dell’Oper Köln. Altre rappresentazioni: 6, 8, 12, 14, 16 novembre 2014.

Interpreti: Nikolay Borchev (Kris Kelvin), Aoife Miskelly (Harey), Martin Koch (Snaut), Bjarni Thor Kristinsson (Sartorius), Qiulin Zhang (Die Baboon), Dalia Schaechter (Alte Frau), Hanna Herfurtner (Zwerg), Peter Bermes (Gibarian)

Regia: Patrick Kinmonth

Scene: Darko Petrovic

Costumi: Annina von Pfuel

Coreografo: Fernando Melo e Patrick Kinmonth

Orchestra: Gürzenich-Orchester Köln

Direttore: Lothar Zagrosek

Coro: Chor der Oper Köln

Maestro Coro: Andrew Ollivant

Luci: Andreas Grüter

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Al Teatro Sociale di Rovigo va in scena La voix humaine e a Padova l’OPV propone L’histoire de Babar

classica

A Piacenza la stagione d’opera si apre con successo con una Madama Butterfly dall’efficace segno musicale

classica

A Santa Cecilia, all’Opera e al Teatro Olimpico tre diverse edizioni del balletto di Čajkovskij