I capricci di Don Giovanni

A Trento applausi per il capolavoro di Mozart segnato dalla regia di Cristina Pezzoli

Don Giovanni
Don Giovanni
Recensione
Trento, Teatro Sociale
Don Giovanni
08 Febbraio 2020 - 09 Febbraio 2020

È un Don Giovanni tragicamente capriccioso quello che ha preso corpo sabato 8 febbraio sul palcoscenico del Teatro Sociale di Trento, in occasione di questo nuovo allestimento coprodotto da Fondazione Haydn, Teatro di Pisa, Teatro Goldoni di Livorno e Teatro del Giglio di Lucca.

A plasmare l’atmosfera nella quale si sono mossi i personaggi del capolavoro mozartiano è stata la regia di Cristina Pezzoli, capace di immaginare un mondo cupo, astratto e senza tempo, nel quale i riferimenti a diverse epoche storiche venivano sparpagliati tra arredi, elementi scenici e costumi con efficace mescolanza – scene e costumi di Giacomo Andrico, luci di Valerio Alfieri – essenziali segni funzionali a una narrazione che gravitava attorno alla grande pedana circolare posta al centro del palcoscenico.

Un mondo nel quale i segni attualizzanti creavano una sorta di cortocircuito drammatico capace di presentare il protagonista immerso in una decadenza di sapore contemporaneo, nella quale venivano mescolati elementi come un indefesso anelito edonista, l’approccio infantile, cocciuto e irragionevole di un uomo viziato dal desiderio e, assieme, dall’indolenza, oltre a quella tendenza autodistruttiva che, più che provocazione irriverente rivolta a un ipotetico aldilà, diveniva sfida estrema nei confronti di se stesso, dei propri sfrenati desideri, del proprio destino.

Caratteristiche che sono emerse con efficacia lungo una narrazione scenica che ha accolto diversi rimandi diretti e indiretti al cinema – dai più espliciti con gli atteggiamenti “alla Fantozzi” di Leporello, ai meno palesi come il “gioco delle sedie” che faceva pensare all’Amadeus di Milos Forman – e che si è dispiegata con buon ritmo drammaturgico, un andamento segnato solo di tanto in tanto da alcuni elementi un poco ridondanti (lampadine sospese, microfoni in proscenio ed effetti acustico-elettronici), mentre ben integrati sono parsi i contrappunti coreutici del corpo di ballo Nuovo Balletto di Toscana disegnati dalle belle coreografie di Arianna Benedetti.

Un tessuto rappresentativo efficace e coinvolgente, in sintesi, nel quale la compagine impegnata sul palco si è mossa con bella adesione, tratteggiando i diversi personaggi con palese coerenza, sia vocale sia interpretativa, a partire dal protagonista, un Don Giovanni che Daniele Antonangeli ha restituito con disinvolta pregnanza, affiancato da un Leporello incarnato con buon impegno da Nicola Ziccardi. Drammaticamente efficace la Donna Elvira di Raffaella Milanesi, solidi Sonia Ciani (Donna Anna) e Paolo Pecchioli (Il Commendatore), un poco sopra le righe Diego Godoy (Don Ottavio) e ben integrati Federica Livi (Zerlina) e Francesco Vultaggio (Masetto). Bella reattività e brillante colore timbrico sono stati espressi dall’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, diretta con gusto interessante da Francesco Pasqualetti, capace di tratteggiare con personale efficacia una narrazione musicale solo segnata a tratti da qualche scelta di tempi un poco morbidi, come nel caso del “catalogo”.

Alla fine un bel successo di pubblico ha salutato tutti gli artisti impegnati.