Holland Festival
Il Trio Lescano nella fiction di Raiuno
Recensione
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Delle tre attrici scelte dal regista e sceneggiatore Maurizio Zaccaro per la sua fiction “Le ragazze dello swing”, su Raiuno in prima serata ieri e stasera, una sola somiglia perfettamente per volto e sorriso a una delle sorelle olandesi Leschan, che dal 1936 al 1943, figlie di madre olandese ebrea «eterno carabiniere» e di padre circense ungherese desaparecido, dominarono la radio fascista italiana cantando le loro deliziose canzoncine. Nel film in due parti, basato su un soggetto serio di Gabriele Eschenazi (ripubblicato in questi giorni da Einaudi Tascabili), il musicale delle tre attrici è garantito dal trio vocale torinese Blue Dolls, che ha ricreato sia le armonie non facili, uniche, sia i sensuali slittamenti di pronuncia delle tre originali. Buffo vedere interpretato un simpatico Gorni Kramer con inseparabile tromba sotto braccio (anche troppo inseparabile, realisticamente parlando), simpatico vedere nella tuttora radiofonica sede torinese anni Trenta dell’Eiar fascista, lo staff di Pippo Barzizza e Carlo Prato (direttore artistico Eiar) che si guardano come in un hollywoodiano studio di proiezione dei giornalieri un filmato con le americane Boswell Sisters, il modello swing che si cerca per tradurre nei ritmi e camuffare nei significati il successo di quel jazz annacquato per spensierare le masse radiofoniche in cupi tempi di guerra…
La colonna sonora è curata da Teho Teardo, compositore elettronico, collaboratore del teatro e del cinema italiani, e garante del buon gusto musicale dell'operazione.
Nella seconda parte si arriva al difficile, ovvero alla rappresentazione del declino delle ebree olandesi Leschan nell’Italia fascista, sempre più succube e serva dell’invasore e padrone nazista e antisemita. Rilevante ma poco credibile è la piccola Terezin che le Lescano in libertà e i musicisti ebrei prossimi alla deportazione inscenano in un carcere italiano, a cura del solito ufficiale della Gestapo dal tenero cuore musicofilo...
Quello che ci fa indulgenti verso questa produzione di Luca Barbareschi (parlamentare finiano di centrodestra) è poter vedere, immaginare un fenomeno vocale e di costume travolgente e precocissimo per impianto multietnico (olandesi in Italia) e multigender (jazz declinato in canzonetta), quando delle tre Leschan non ci restano che due brevissimi filmati recuperati nel 2007 da Tonino Boniotti e Marco De Stefanis per il loro ottimo documentario “Tulip Time”. Giorni fa Peter Greenaway al Prix Italia a Torino (dove è stato presentato in anteprima “Le ragazze dello swing”) giustamente tuonava contro i creativi italiani che non hanno il fegato di essere creativi sempre mugugnando di Berlusconi: ora la Rai berlusconizzata tira fuori una sua dignità di autobiografia musicale, e noi, musicalmente ecumenici e bonari, la riconosciamo nel nome di Alexandra, Judith e Kitty.
La colonna sonora è curata da Teho Teardo, compositore elettronico, collaboratore del teatro e del cinema italiani, e garante del buon gusto musicale dell'operazione.
Nella seconda parte si arriva al difficile, ovvero alla rappresentazione del declino delle ebree olandesi Leschan nell’Italia fascista, sempre più succube e serva dell’invasore e padrone nazista e antisemita. Rilevante ma poco credibile è la piccola Terezin che le Lescano in libertà e i musicisti ebrei prossimi alla deportazione inscenano in un carcere italiano, a cura del solito ufficiale della Gestapo dal tenero cuore musicofilo...
Quello che ci fa indulgenti verso questa produzione di Luca Barbareschi (parlamentare finiano di centrodestra) è poter vedere, immaginare un fenomeno vocale e di costume travolgente e precocissimo per impianto multietnico (olandesi in Italia) e multigender (jazz declinato in canzonetta), quando delle tre Leschan non ci restano che due brevissimi filmati recuperati nel 2007 da Tonino Boniotti e Marco De Stefanis per il loro ottimo documentario “Tulip Time”. Giorni fa Peter Greenaway al Prix Italia a Torino (dove è stato presentato in anteprima “Le ragazze dello swing”) giustamente tuonava contro i creativi italiani che non hanno il fegato di essere creativi sempre mugugnando di Berlusconi: ora la Rai berlusconizzata tira fuori una sua dignità di autobiografia musicale, e noi, musicalmente ecumenici e bonari, la riconosciamo nel nome di Alexandra, Judith e Kitty.
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