Henze in giapponese
Spoleto: il successo di Gogo no Eiko, per la prima volta in scena.

Recensione
classica
L'orchestra è aspra, tormentata e aggressiva ma tutta questa tensione non è assolutamente diretta a coinvolgere emotivamente l'ascoltatore nell'inquietante vicenda, tratta dal romanzo Il sapore della gloria di Yukio Mishima. Probabilmente, decidendo di riscrivere la sua precedente opera Das verratene Meer in una lingua remota e incomprensibile come il giapponese, Henze voleva proprio sottolineare il suo distacco dalla materia narrata e scongiurare ogni patetismo, un po' come fece Stravinsky quando scelse il latino per il suo Oedipus Rex. Ciò a cui assistiamo non è infatti un dramma di passioni umane ma una sorta di azione rituale, che culmina con due sacrifici sanguinosi: quello d'un gattino alla fine del primo atto e quello del marinaio Ryuji alla fine del secondo. Entrambi sono gesti insensati alla luce della ragione, ma inevitabili all'interno della distorta religione della gloria, del coraggio e della virilità cui sono devoti l'adolescente Noboru e i quattro membri della sua gang. Henze sceglie una posizione non proprio d'indifferenza ma sicuramente d'equidistanza, senza condannare il carnefice né assolvere la vittima; ma sotto il distacco e l'equidistanza si può leggere una confessione - obliqua eppure coraggiosa e spietata - delle segrete pulsioni umane verso qualcosa d'oscuro, che è simile a noi e ci attrae e allo stesso tempo ripugna.
Gianni Quaranta ha ideato una magnifica macchina scenica, capace di trasformarsi a vista in una tradizionale casa giapponese, in un viadotto di un'anonima periferia urbana, nella banchina d'un porto dominata dall'icona della prua d'una nave. Bella regia di Giorgio Ferrara, angosciosa e fredda, come la musica. Impeccabile e tesa come un arco la direzione di Johannes Debus, con Ji Hye Son e Carlo Kang in rilievo tra gli interpreti.
Note: Prima esecuzione in forma scenica
Interpreti: Ji Hye Son, Toshiaki Murakami, Carlo Kang, Kwang Il Kim, Brian Asawa, Young Hoon Kim, Taihwan Park
Regia: Giorgio Ferrara
Scene: Gianni Quaranta
Costumi: Maurizio Galante
Orchestra: Sinfonica di Milano "Giuseppe Verdi"
Direttore: Johannes Debus
Luci: A.J. Weissbard
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