Gershwin al San Carlo
Lady, Be Good! diretta da Timothy Brock
Divertimento, scoperta e piacere, il musical Lady, Be Good! della stagione del teatro San Carlo di Napoli - da giovedì 21 a domenica 24 novembre 2019 - dopo il successo dello scorso anno con My Fair Lady. Di George e Ira Gershwin, uno spettacolo ingegnoso, con senso della parola e ironia – slang americano, hobo (barbone) - reinventato in una serata da vero show, finalmente, con il suo dovuto ruolo di riferimento in città. Il problema del musical in un teatro d’opera è se stesso. Canzoni in varietà, con danze e dialoghi, leggero, che dà spettacolo, mordente sugli intrecci vocali, con personaggi dei più versatili – come il pianista cantante ballerino di tip tap - ma suona sempre un po’ straniante in tale contenitore. Il tutto avanza come un racconto da un dì all’altro, costumi elaborati, ricchi e variegati di Jesùs Ruiz in tono con le scene anni Trenta di Daniel Bianco: divani colorati e sempre ambientazioni di interni.
Non è solo questo dinamismo della regia di Emilio Sagi, che ci tiene attenti e curiosi, ma gli affetti stessi, da squarci malinconici a momenti danzanti: ad esempio, il tip tap del secondo atto con le coreografie di Nuria Castejon. Ma soprattutto a rendere vero suono quello di Gershwin, è l’orchestra: inconfondibile nel timbro e accento. Timothy Brock ci riconsegna un testo come fosse jazz scavato in tutte le declinazioni possibili. Le variazioni partono da una diversa intenzione della parola e dei timbri: gioco, tristezza, furia e vanità. Dove, per altro, il direttore impasta con libertà espressiva i gruppi strumentali via via privilegiando alcune tinte: clarinetti e ottoni, a volte un passaggio solo a volte una cadenza improvvisativa. A tratti suona d’incanto il manipolo orchestrale, meno il coro diretto da Gea Garatti, poco integrato, peccato. Nicholas Garrett (Dick Trevor), è superlativo nella riflessione, e Jeni Bern (Susie Trevor), invece, è di cinismo assoluto. Per finire, Carl Danielsen (Jeff White) e Troy Cook ("Watty" Watkins), sempre attenti, morbidi nel canto, voci sorprendentemente luminose.
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