Fidelio in forma di concerto

Pappano ha inaugurato con l'opera di Beethoven la stagione dell'Accademia di S. Cecilia

Recensione
classica
Accademia di Santa Cecilia Roma
20 Ottobre 2016
Per l'Accademia di S. Cecilia è diventata una tradizione inaugurare la stagione con un'opera in forma di concerto. Generalmente un'esecuzione di questo tipo esalta i grandi momenti di un'opera e punisce i punti deboli. È successo anche al Fidelio, le cui scene iniziali - che comunque servono a dimostrare l'imprescindibile derivazione dall'opéra-comique e il graduale passaggio a un diverso mondo ideale - sono apparse più esili di quanto non avvenga in teatro. Però Pappano stesso era sicuramente ispirato non tanto dalle schermaglie amorose e dagli equivoci della prima mezz'ora quanto dalle pagine più drammatiche, per esempio dall'irruente e fosco ingresso in scena di Pizarro, cantato magnificamente da Sebastian Holecek, uno dei pochi in grado di cavalcare le tempestose ondate orchestrali di questa terribile aria senza lasciarsene travolgere. Il meglio però veniva nel secondo atto, perché il direttore anglo-italiano risponde sempre con particolare sensibilità alle pagine in cui la musica esprime nel modo più potente le vicende umane e i sentimenti dei personaggi, la sofferenza di Florestan, l'amore coniugale di Leonore, la compassione di Rocco, la malvagità allo stato puro di Pizarro. Preso così l'abbrivio, Pappano è irresistibile anche nella Leonora n. 3 (una scelta tradizionale, ingiustificata dal punto di vista della filologia, ma che funziona benissimo) e nell'ultima scena finale, che spesso viene interpretata come un'anticipazione della gioia metafisica del finale della Nona Sinfonia, ma che per lui esprime una felicità molto umana e concreta, in cui tutti possono riconoscersi, come avviene quando, uscendo da un frangente molto difficile, ci si sente liberi, felici e anche affratellati. In gran forma il coro e l'orchestra (quest'ultima reduce dal successo di varie tournée estive internazionali) e di ottimo livello il cast. Rachel Willis-Sorensen non è una walchiria dall'ugola di acciaio come le Leonore di un tempo, ma in compenso ha una voce luminosa, flessibile, ben controllata; come interprete era sulla stessa lunghezza d'onda di Pappano, scaldandosi più nelle umanissime e drammaticissime scene nella segreta del carcere che nell'aria un po' astratta ("Vieni, speranza") del primo atto. Solido e affidabile il Florestan di Simon O'Neill. Molto bene Günther Groissböck, che ha dato un tono di nobiltà alla semplice e popolaresca bonomia di Rocco, e Julian Kim (Ferrando). Applausi calorosi ed entusiastici.

Note: Il concerto sarà trasmesso in diretta/differita su Rai5 il 22 ottobre. Il 24 ottobre diretta radiofonica su Rai Radio3

Interpreti: Fernadno: Julian Kim; Pizarro: Sebastian Holecek; Florestan: Simon O'Neill; Leonore: Rachel Willis-Sorensen: Rocco: Günther Groisssböck; Marzelline: Amanda Forsythe; Jaqiuino: Maximilian Schmitt; Primo prigioniero: Marco Santarelli; Secondo prigioniero: Antonio Pirozzi

Orchestra: Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Direttore: Antonio Pappano

Coro: Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Maestro Coro: Ciro Visco

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