A parte l'ouverture, entrata stabilmente nel repertorio sinfonico, Euryanthe è un opera poco diffusa (sia sulle scene che nelle incisioni discografiche). La causa di questa sfortuna si attribuisce tradizionalmente alla debolezza del libretto di Helmina von Chezy (tratto da un poema medievale che ispirò anche la novella boccaccesca di Bernabò e Zinevra, e Cymbeline di Shakespeare), nel quale la vicenda di Euryanthe di Savoia, ingiustamente accusata di infedeltà per le trame della confidente Eglantine e del malvagio Lysiart, è infarcita di elementi sinistri e angoscianti (unheimlich) cari a Weber, di tombe, suicidi, draghi, fantasmi. Ma si tratta di elementi sempre funzionali alla drammaturgia musicale, di situazioni spesso improbabili, ma che servono a costruire un perfetto gioco di tensioni drammatiche. Ingranaggi di un meccanismo musicale organico, basato su precise simmetrie, e alimentato da una grande inventiva armonica e orchestrale, e da una compatta trama tematica. Opera amatissima da compositori come Schumann e Liszt, e che fu per Wagner addirittura un modello (vi compare in embrione anche la tecnica del Leitmotiv), Euryanthe arrivò sulle scene italiane 100 anni fa, nell'aprile del 1902, quando fu diretta alla Scala da Arturo Toscanini. Nel 1954 Carlo Maria Giulini la presentò al Maggio Musicale Fiorentino. Da allora questo capolavoro del teatro musicale romantico non è più tornato su un palcoscenico italiano, fino al nuovo allestimento, firmato da Pier Luigi Pizzi, che ha aperto la stagione lirica di Cagliari. Regista e insieme scenografo e costumista, Pizzi ha costruito la scena con materiali preziosi e superfici specchianti, e con tre strutture girevoli e stilizzate, che permettevano cambi di scena a vista (contribuendo così alla continuità del ritmo drammatico) e che disegnavano di volta in volta gli interni dorati del castello, il giardino argentato della rocca di Nevers, la desolata gola rupestre del terzo atto. Tutto era improntato alla massima eleganza, anche gli aspetti più cupi e demoniaci, e a un raffinato gusto cromatico al quale contribuivano anche i variopinti costumi di dame, vassalli, contadini e cacciatori (per i quali Pizzi si è ispirato alle vetrate delle cattedrali gotiche), e le bellissime luci di Sergio Rossi (di grande effetto il controluce all'nizio del terzo atto, e l'arrivo dell'alba che colorava di tonalità calde la grigia altura dove giace disperata Euryanthe). I contrasti drammatici erano bene sottolineati dalla vigorosa direzione di Gérard Korsten, che proposto la versione integrale dell'opera, comprensiva di tutti i divertissements ballabili. Esemplare la prova del coro, uno degli elementi portanti dell'intera opera. Di ottimo livello gli interpreti vocali, impegnati spesso in tessiture impervie e in improvvisi passaggi virtuosistici: Elena Prokina (Euryanthe) si è apprezzata per la nobiltà del fraseggio (nonostante qualche incertezza di intonazione), il tenore coreano Yikun Chung è stato un eccellente Adolar, per qualità vocali e doti espressive, Jolana Fogasova una Eglantine piena di temperamento e di grande presenza scenica, Andreas Scheibner un Lysiart malvagio, molto ben caratterizzato (nonostante qualche sguaiataggine), trascinante nella grande, diabolica aria del secondo atto.
Note: Nuova produzione e nuovo allestimento del teatro Lirico di Cagliari
Interpreti: Prokina, Chung, Fogasova, Scheibner, Salsi, Savoia, Cernoch
Regia: Pier Luigi Pizzi
Scene: Pier Luigi Pizzi
Costumi: Pier Luigi Pizzi
Coreografo: Fredy Franzutti
Orchestra: Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari
Direttore: Gérard Korsten
Coro: Coro del teatro Lirico di Cagliari
Maestro Coro: Paolo Vero