Daniel Melingo, performer di canzoni
Splendido concerto del quintetto di Melingo al Folk Club di Torino
Prima del concerto del Folk Club di Daniel Melingo, seconda tappa del suo tour italiano di cinque date, chiacchiero con il manager: «Peccato per il palco piccolo», dice. In effetti, facendo mente locale, ho diversi ricordi di Melingo su un palco (ad esempio, al Premio Tenco, o alla Maison Musique), e tutti prevedono svariati chilometri a camminare, a muoversi, a rotolare… Sul palco del Folk Club, schiacciato in mezzo a un pianoforte, un contrabbasso, una chitarra elettrica e un bandoneón, Melingo non ha in effetti molto spazio per muoversi: diciamo un metro quadro, e le facce della prima fila a portata di alito.
Poco male. Anzi: Melingo si muove lo stesso, si impossessa del locale e – in sostanza – fa quello che vuole: si accascia sul pianoforte, si sporge sulla prima fila, zoppica fino al bancone del bar, si toglie una scarpa con relativo calzino per “Muleta de Borracho” – che comincia, appunto, con “Tengo una piedra nel zapato y me molesta”… (Più tardi il calzino, dopo esser servito a detergere il sudore del cantante, finirà lanciato in mezzo al pubblico). Quello che lo spazio non permette di fare a livello di interpretazione, Melingo lo fa con il volto, strabuzzando gli occhi, interpretando, recitando…
È raro davvero trovarsi a vedere un performer del livello di Melingo (e apprezzarlo da così vicino, courtesy of Folk Club). Il tango, il materiale su cui Melingo costruisce le sue canzoni e il suo spettacolo, è quasi solo un pretesto (per quanto un magnifico pretesto), e quasi passa in secondo piano. L'attenzione è, davvero, sulla performance, su come si può raccontare storie attraverso la canzone. In questo Melingo è uno dei maestri assoluti, per quanto mi riguarda.
Primo set incentrato sul recente Anda, con la magnifica title track a chiudere (con Melingo al baglamà). Secondo set che pesca dai dischi precedenti, da “En un bondi color humo” a “Linyera” passando per la bellissima versione di “Volver a los diecisiete”, di Violeta Parra. Musicisti ineccepibili: Lalo Zanelli (pianoforte), Romain Lecurier (contrabbasso), Facundo Torres (bandoneón) e Muhammad Habbibi Guerra (chitarra elettrica), perfetto il suono di insieme, completato da bellissimi cori, e mai una nota di troppo o uno sbrodolamento.
Gran concerto, e sala piena a dispetto di un gelido mercoledì sera: buone notizie per la stagione del trentennale del Folk Club.