Cio Cio San vince sul film muto
Madrid: Mario Gas "incornicia" l'opera come se fosse un film
Recensione
classica
A chiusura del cartellone di quest’anno il Teatro Real ripropone ben sedici repliche di una sua produzione di Madama Butterfly firmata nel 2002 da Mario Gas, con scene di Ezio Frigerio e costumi di Franca Squarciapino. La trovata del regista per l’occasione consiste nel inscenare l’opera fingendo che si tratti di una produzione di un film muto degli anni Trenta, per mettere così tra virgolette l’esotismo e il sentimentalismo dell’opera pucciniana, ritenuti, non si sa bene perché, non adatti a un pubblico d’oggi e quindi bisognosi di stampelle critiche. Ora, se c’è un’opera dove questi due ingredienti sono intessuti nel dramma in modo autentico è proprio la Butterfly: il profumo d’oriente, le armonie esotiche e le raffinatezze strumentali sono innestate magistralmente da Puccini sul decorso narrativo, “europeo”, della sua orchestra, creando quella specie di terra di mezzo immaginaria e sognante in cui si muovono i personaggi, anch’essi partecipi di questa ambivalenza: da un lato la giapponese Cio Cio San che si innamora non solo di un uomo americano, ma di quello che egli rappresenta, della civiltà del diritto, della libertà, della dignità individuale di uomini e donne indistintamente, tanto da rinnegare i riti e gli arcaismi della propria cultura; dall’altro l’indegno Pinkerton, pronto ad abbassarsi ai barbari usi locali e incapace di assumere quei valori umani che la sua posizione di “occidentale” richiederebbe da lui. Che c’è di più attuale e moderno? Quel fondo morale scoperto in arte dal decadentismo europeo da cui nascono i masochismi, gli sfoghi sentimentali e le titubanze degli anti-eroi pucciniani è infatti esattamente lo stesso in cui si dibatte il mondo d’oggi. Detto ciò, nello spettacolo del Real, la trovata del cinema muto rimane al livello delle intenzioni, perché, passati i primi secondi, l’attenzione dello spettatore dimentica tutto il contorno e si attacca saldamente alla scena principale, tradizionale ed esotica, dove la mano del regista si muove in modo sicuro e assecondando gli alti e bassi emotivi della musica con giusta sensibilità. Altrettanto priva di estetismi e tutta tesa alla continuità drammatica è stata la direzione di Marco Armiliato che nel secondo cast ha trovato, una Cio Cio San sanguigna e tutt’altro che svenevole nella cinese Hui He, brava, solo un po’rigida nel fraseggio. Andrea Carè, invece, ha brillato, nonostante una certa tensione e chiusura negli acuti, proprio per la duttilità del suo canto, veramente pucciniano nel modulare in modo convincente le piccole frasi che si innestano sul tessuto orchestrale e poi divampano in improvvisi slanci passionali. Da segnalare infine il Goro, mellifluo e servile di Francisco Vas.
Interpreti: Madama Butterfly (Cio-Cio-San): Hui He Suzuki: Gemma Coma-Alabert Mrs. Kate Pinkerton: Marifé Nogales B.F. Pinkerton: Andrea Carè Sharpless: Luis Cansino Goro: Francisco Vas
Regia: Mario Gas
Scene: Ezio Frigerio
Costumi: Franca Squarciapino
Direttore: Marco Armiliato
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