Cibele e la Madonna

Ernesto Tomasini in "Mamma Schiavona"

Recensione
oltre
ISAO Festival, Torino
23 Settembre 2014
Vicino ad Avellino, sul monte, c'è il Santuario di Montevergine, dove si venera una icona bizantina della MAdonna. I fedeli la chiamano Mamma Schiavona. Protegge tutti, anche gli omosessuali, perché una leggenda narra che durante la processione della Candelora del 1256 due omosessuali sorpresi a baciarsi furono scacciati dal prete dalla comunità, mandati a morire di freddo sulla montagna; essi, protetti da Mamma Schiavona, sopravvissero. Giordano V. Amato e Eliana Cantone hanno elaborato una drammaturgia con due personaggi contemporanei: la signora Regina (ansiosa, repressa, fervente devota) in attesa del trenino per il Santuario in una sperduta sgangherata stazioncella, e Dragica Martinis, grande diva di altri tempi e devota della Dea Cibele, divinità pagana pre-cristiana venerata sullo stesso monte sacro a tutte le fedi. Ernesto Tomasini è la diva, e canta meno di quanto sappia cantare, e recita quanto bene sa recitare; Eliana Cantone è una perfettamente ansiogena e allucinata signora Regina; Julia Kent, violoncellista elettronica e autrice delle canzoni che interpreta Tomasini, è sul palcoscenico spoglio con loro, un poco più indietro nella semi-oscurità, e cava dal suo suo strumento di fibra di carbonio suoni misteriosi e ipnotici. "Mamma Schiavona" più che uno spettacolo riuscito è un progetto ancora incompleto, specie nei nessi drammaturgici. E incontrarlo al Teatro Astra regala un'ora di suggestione che ci lascia in attesa dell'arrivo (finalmente, anche in questo caso come per il treno che attendono le/i due interpreti) di qualcosa che porti a destinazione.

Interpreti: Eliana Cantone, Ernesto Tomasini

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