Cibele e la Madonna
Ernesto Tomasini in "Mamma Schiavona"
Recensione
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Vicino ad Avellino, sul monte, c'è il Santuario di Montevergine, dove si venera una icona bizantina della MAdonna. I fedeli la chiamano Mamma Schiavona. Protegge tutti, anche gli omosessuali, perché una leggenda narra che durante la processione della Candelora del 1256 due omosessuali sorpresi a baciarsi furono scacciati dal prete dalla comunità, mandati a morire di freddo sulla montagna; essi, protetti da Mamma Schiavona, sopravvissero. Giordano V. Amato e Eliana Cantone hanno elaborato una drammaturgia con due personaggi contemporanei: la signora Regina (ansiosa, repressa, fervente devota) in attesa del trenino per il Santuario in una sperduta sgangherata stazioncella, e Dragica Martinis, grande diva di altri tempi e devota della Dea Cibele, divinità pagana pre-cristiana venerata sullo stesso monte sacro a tutte le fedi. Ernesto Tomasini è la diva, e canta meno di quanto sappia cantare, e recita quanto bene sa recitare; Eliana Cantone è una perfettamente ansiogena e allucinata signora Regina; Julia Kent, violoncellista elettronica e autrice delle canzoni che interpreta Tomasini, è sul palcoscenico spoglio con loro, un poco più indietro nella semi-oscurità, e cava dal suo suo strumento di fibra di carbonio suoni misteriosi e ipnotici. "Mamma Schiavona" più che uno spettacolo riuscito è un progetto ancora incompleto, specie nei nessi drammaturgici. E incontrarlo al Teatro Astra regala un'ora di suggestione che ci lascia in attesa dell'arrivo (finalmente, anche in questo caso come per il treno che attendono le/i due interpreti) di qualcosa che porti a destinazione.
Interpreti: Eliana Cantone, Ernesto Tomasini
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