Che Attila!

Muti in stato di grazia rivela nell'Attila un Verdi che non si può più definire minore

Recensione
classica
Teatro dell'Opera di Roma Roma
Giuseppe Verdi
25 Maggio 2012
Si è parlato tanto del Verdi di Muti che c'è il rischio di ripetersi, proprio questa volta che bisogna far giungere a chi non c'era l'idea che è stato diverso, che si è avvertito ancora qualcosa in più, un raggiungimento ulteriore. Muti, superati i settant'anni, conserva sia il fuoco e l'energia del Verdi del suo periodo fiorentino, sia l'attenzione del suo periodo scaligero a riscattare Verdi dall'accusa di scrivere in modo elementare e sbrigativo (scusate la schematicità), ma questi due aspetti ora s'incontrano a un livello di superiore maturità e danno come risultato una visione superba, abbagliante dell'Attila: altro che "anni di galera", altro che primo, secondo e terzo periodo di Verdi, qui parla già lo stesso autore dei capolavori successivi, Otello non escluso. L'affondo cupo delle prime battute del preludio già fa capire tutto; all'inizio del secondo quadro la furia degli elementi sulla laguna veneta è altrettanto spaventosa che sul mare di Cipro; subito dopo tutt'altro scenario musicale si apre con la quiete fuori del mondo del rifugio degli eremiti, resa con un'orchestrazione arcana, totalmente originale, forse un po' ingenua ma assolutamente affascinante. Tutto questo non l'avevamo mai sentito così. Nell'interpretazione di Muti ogni scena dell'Attila è perfetta, tesa come un arco pronto a scattare, sorretta da ritmi incalzanti e da un'orchestra ribollente. Non c'è bisogno di metronomi esasperatamente veloci, tranne che nel finale del secondo atto e nel breve terzo atto, quando tutto precipita verso la feroce conclusione. Serjan e Abdrazakov sono perfettamente all'altezza delle esigenze del direttore e anche Alaimo e Gipali non sfigurano affatto. L'allestimento di Pizzi è una buona cornice, ma la vera regia è in quel che si ascolta, non in quel che si vede.

Interpreti: Ildar Abdradzakov (Attila), Nicolal Alaimo (Ezio), Tatiana Serjan (Odabella), Giuseppe Gipali (Foresto), Antonello Ceron (Uldino), Luca Dall'Amico (Leone)

Regia: Pier Luigi Pizzi

Scene: Pier Luigi Pizzi

Costumi: Pier Luigi Pizzi

Corpo di Ballo: Allievi della Scuola di Ballo del Teatro dell'Opera

Coreografo: Roberto Maria Pizzuto

Orchestra: del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Riccardo Muti

Coro: del Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

Luci: Vincenzo Raponi

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