Cent’anni di ‘teatrini’ musicali epici

A Montepulciano articolato e riuscito spettacolo intorno a Don Chisciotte

El retablo de Maese Pedro (foto Irene Trancossi)
El retablo de Maese Pedro (foto Irene Trancossi)
Recensione
classica
Montepulciano, Teatro Poliziano, 49° Cantiere Internazionale d’Arte
El retablo de Maese Pedro – Imágenes errantes
13 Luglio 2024 - 14 Luglio 2024

Gli appuntamenti musicoteatrali del 49° Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano si focalizzano – seguendo il filo del titolo di quest’edizione, Immagini erranti – intorno a Don Chisciotte. Non poteva mancare nella programmazione El retablo de Maese Pedro, piccolo capolavoro primo-novecentesco di Manuel de Falla, musicazione di un episodio del romanzo di Cervantes, e per di più titolo espressivo di un laboratorio drammaturgico attivo in quegli anni: committente ne fu la principessa di Polignac, che negli anni della guerra aveva già richiesto a Stravinskij Renard, accomunato al Retablo… dalla sperimentazione di soluzioni ‘epiche’, poi elevate a principio nell’Histoire du Soldat, e dalla dimensione cameristica. Ovviamente, in Falla, la con-fusione tra narrazione e rappresentazione è tutta funzionale a quella tra fantasia e realtà, sicché forma e contenuto drammaturgico sono perfettamente solidali. La durata del Retablo… non fa però serata; e qui la direzione artistica di Mariangela Vacatello ha escogitato una soluzione perfettamente funzionale, chiedendo a Stefano Pierini una ‘ouverture’ vocal-strumentale; il testo scelto da Pierini, sta nello stesso Don Quijote, ma ne costituisce un paratesto ironico: sonetti a inizio e fine del primo volume, che descrivono o interrogano personaggi del romanzo (in un caso il cavallo Ronzinante, da parte della ‘cavalla babbea’ in El Cid) da una prospettiva straniata. Sospesi tra lirismo e grottesco, tra epifania immaginifica e deformazione, i tre testi han funzionato bene nella densa eppure nitida partitura di Pierini, in equilibrio tra indagine acustica e ricchezza figurale; ne son venuti quasi tre movimenti di una ‘sinfonia all’italiana’, il secondo il più memore – senza vere citazioni – di sonorità dell’avanguardia storica, e l’ultimo, nelle alternanze tra voce ordinaria e falsetto (bravissimo il baritono Paolo Leonardi) del dialogo tra i due cavalli, a fare da trait-d’union con l’azione.

Nella cui sostanza scenica, curata dal collettivo Anagoor, ci si era immersi già nell’attesa in sala con l’avvicendarsi, entro lo ‘schermo’ del teatro-nel-teatro, di immagini dalla celebre illustrazione di Doré del romanzo. Nell’ouverture si è dipanato l’ingresso in platea dei personaggi-spettatori, poi spazialmente messo a frutto lungo l’azione del Retablo…, fino alla distruzione, da parte del Cavaliere, del simulacro della finzione (lo schermo cartaceo del teatrino), ingegnosamente moltiplicato in profondità e convertito da area di proiezione (performativa) ad area di stampa (narrativa, ma pure ‘realizzante’, sì da andare inevitabilmente in brandelli).  All’efficacia dello spettacolo, ha contribuito la qualità degli interpreti scenico-vocali (Giacomo Pieracci, Giovanni Petrini), con una nota di merito speciale per l’ottima voce bianca del Trujiman (narratore, Markos Bindocci, giustamente applauditissimo), e alla notevole esecuzione della Camerata Strumentale di Prato, ben guidata con fluidità e cura nei dettagli da Michele Gamba.

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