Carmen fra tradizione e minimalismo
Al Comunale di Firenze per il Settantunesimo Maggio Musicale Fiorentino Zubin Mehta fa scintillare l'orchestra di Carmen in una lettura felice ed equilibrata del capolavoro di Bizet, mentre resta a metà strada fra tradizione e visione personale la regia di Carlos Saura. Gertseva e Alvarez in crescendo, ma la più applaudita è Micaela, Inva Mula
Recensione
classica
E' una Carmen in crescendo questa del Settantunesimo Maggio Musicale Fiorentino, la cui temperatura si alza nel corso dei quattro atti. Merito, diremmo, soprattutto di Zubin Mehta, che guida la sua orchestra fiorentina in un'esecuzione brillante e ricca di mordente, ma anche, quando è il caso, attenta ad aspetti più raffinatamente "lyriques" dell'opera di Bizet, in una visione d'insieme azzeccata e trascinante. Carlos Saura propone una Carmen di segno elegante, ricca di riferimenti figurativi, dosando con misura l'elemento folklorico, talora fuoriuscendo dall'ambientazione originaria, organizzando i movimenti delle masse all'insegna di una certa qual rigorosa e forse un po' rigida frontalità, sullo sfondo degli elementi geometrici (anche troppo) delle scene di Laura Martinez, restando a metà strada fra la tradizione e un alquanto ritegnoso minimalismo, peraltro illuminato da lampi di genio da qual grande regista che Saura è: deliziosa ad esempio la marcetta dei monelli (i Ragazzi Cantori di Firenze istruiti da Marisol Carbalo) guidata, forse in omaggio al tema femminista del 71.mo Maggio, da una bambina-condottiero. Ma il quarto atto è intenso e bello. La stessa progressione la troviamo nei due interpreti principali, Julia Gertseva, una Carmen inizialmente anche troppo in chiave di procacità e sfrontatezza, e Marcelo Alvarez, che canta bene come sempre ma che lascia inizialmente un po' sfocato il tratteggio dei caratteri più tormentati e drammatici di don José: ambedue acquistano credibilità e sostanza nel corso dell'esecuzione e approdano ad un finale pienamente convincente. Piacciono subito invece la vibrante Micaela di Inva Mula, la più applaudita, e lo spavaldo Escamillo di Ildebrando D'Arcangelo. Impeccabile tutto il folto cast, vivo successo finale.
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