Capriccio di Strauss conquista Madrid
Applausi per l'opera di Strauss con la regia di Christof Loy
La grande forza che il regista Christof Loy ha saputo infondere a questa edizione di Capriccio, andata in scena al Teatro Real di Madrid, è stata impressa anche da una lettura, sottesa ad un racconto estremamente fedele del libretto, nella quale è emerso il senso di una riflessione, estremamente poetica, sul tempo, sulle sue intermittenze, sulle sue dilatazioni.
Ed è intorno alla figura della contessa, mirabilmente interpretata da Malin Byström, che il regista ci presenta di volta in volta, come in un gioco di specchi e di rimandi, il suo doppio che attraversa la scena, nelle vesti di un’anziana ed elegante signora o nei panni di una giovane ballerina.
Ma è anche una visione di una prospettiva temporale, che si allontana e si avvicina, attraverso i costumi dei personaggi: che sono sia quelli settecenteschi, dell’epoca in cui è ambientata la trama dell’opera, sia quelli contemporanei. Traspare una visione del tempo che ci pare alludere al senso di quel reticolo di riferimenti e di temi, che appartengono sia al passato che al presente - dalla riforma gluckiana in poi - di cui si dibatte animatamente in questa “conversazione per musica”.
Il racconto si sviluppa con una direzione di scena che rasenta il virtuosismo, per la perfezione e la cura del gesto teatrale, fin nei minimi dettagli. In essa si viene sviluppando una sorta di polifonia gestuale e di movimenti che, anche nei momenti di maggior complessità, nel climax di un’azione collettiva dei concertati più articolati, i protagonisti riescono sempre a mantenere, con mirabile equilibrio, il controllo dell’azione e dell’espressione teatrale e di quella musicale: come se in maniera equanime si fosse stabilito di dare alla musica ed alle parole il valore ed il rilievo che reciprocamente spetta loro! C’è da dire che la direzione musicale Asher Fisch scorre fluida in sincronia con l’azione teatrale, intensa, ricca di sfumature: ottima la prestazione dell’orchestra nelle sue diverse compagini, dal sestetto d’archi al prezioso solo di corno.
Una più che eccellente compagnia di canto ha fatto di questo spettacolo una preziosa gemma: dai comprimari, ai protagonisti, finanche l’ottetto dei servitori. Tra tutti citiamo un energico, estremamente duttile e coinvolgente Christof Fischesser, nel ruolo di La Roche, per timbro, qualità espressiva ed interpretativa. Altrettanto coinvolgente la prestazione di Malin Byström, sul piano emotivo e con una vasta gamma di livelli espressivi, che ha disegnato una figura della protagonista in modo straordinariamente efficace, per le sue doti di attrice e con una vocalità che mescola le finezze di un canto sussurrato con espansioni liriche di ampio respiro.
Applauditissimi tutti i protagonisti con ripetuti richiami da un pubblico decisamente entusiasta.
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