Capraia, suoni dal silenzio
Un microfestival per ritrovare lo spirito eccellente e amatoriale della musica da camera
Recensione
classica
Capraia sta tra Corsica e Elba: un tempo base di pirati e di corsari, poi
possedimento genovese, divenne sede di una colonia penale per ergastolani che vi
trascorrevano il tempo potendo circolare tra le caprette di questa isola dove ancora
oggi c'è intatto il silenzio ancestrale del Mediterraneo, il vento assoluto che
ripulisce l'anima. Qui pochi intenditori di mare e di trekking hanno ristrutturato
casa: gente di Firenze o di Genova, gente che sa vivere senza auto tuffandosi da
gozzi e gommoni tra le rocce. Qui la pianista genovese Maria Grazia Amoruso 3 anni
fa ha creato con le sue sole forze, circondata da famiglia, amici, parenti Capraia
Musica, che ora è uno dei festival più piccoli e originali dell'Italia classica
nuovamente falciata nei suoi finanziamenti da un Governo che certo non ama la
Cultura. Qui si fa con pochi euri: l'associazione proprietari di case ospita gli
artisti in questa o quella casa, il marito ingegnere elettronico di origini iraniane
della direttrice artistica fa le riprese e il factotum logistico, ma a suonare
arrivano Pietro Borgonovo e il Quartetto di Cremona, o la splendida novantenne Bice,
per un omaggio alla figura del leggendario marito pianista di origine polacca Miecio
Horszowski. I quattro giovani talenti del Quartetto di Cremona, con gli archetti
madidi di umidità marina hanno lottato con disciplina assoluta e tra le impalcature
del restauro della Chiesa di S.Nicola hanno consegnato al silenzio di Capraia un
Borodin, uno Schubert, un bis di Bach trascritto da Mozart di livello maturo e
perfetto per un microfestival che ci ricorda cosa significhi amare la musica e
ricominciare a farla conoscere a chi non ne sa nulla.
Interpreti: Quartetto di Cremona
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Napoli: l’Ensemble Mare Nostrum sotto la direzione di Andrea De Carlo e con il soprano Silvia Frigato
classica