Bianco ancestrale
"Mal bianco" al Festival delle Colline
Recensione
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Il buio ha anche un suo profumo: esce dentro il soffio del vapore bianco. Poi come da un big bang primordiale arrivano vasti e ancestrali rumori: materia che si sposta, raschia, stride, mossa da mani che dopo un poco intravediamo nella penombra lattiginosa che sta aprendo le nostre retine dal buio. Musica originale, video e live electronics in questo "Mal bianco" dei fiorentini Zaches Teatro sono di Stefano Ciardi. La drammaturgia del suono di Luana Gramegna, che è anche coreografa di una danza che poi prende piede, piano piano come in una Sagra della Luce che cresce. Velo dopo velo, quei bei corpi di ragazze e ragazzo si intrecciano, legano, tirano, strappano, come ermafrodito che si contorce per diventare, da Uno, Molti.
Questo cos’è? Teatro-danza? Body Art assordante? Poema del Buio e del Suono? Della Luce e del Silenzio? Al Festival delle Colline di Torino siamo ancora di fronte al limite più avanti della sensibilità del sentire: sentire di suoni e sentire di sensi. E alla fine siamo abbagliati di bellezza, come regrediti nella pancia inconscia dove non ci sono né Bene né Male, ma solo la percezione del Mistero.
Questo cos’è? Teatro-danza? Body Art assordante? Poema del Buio e del Suono? Della Luce e del Silenzio? Al Festival delle Colline di Torino siamo ancora di fronte al limite più avanti della sensibilità del sentire: sentire di suoni e sentire di sensi. E alla fine siamo abbagliati di bellezza, come regrediti nella pancia inconscia dove non ci sono né Bene né Male, ma solo la percezione del Mistero.
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