Babel Med 1 | Il souk delle musiche

Prima puntata da Babel Med 2017, alla scoperta dello spirito della fiera francese

Recensione
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Come ogni anno da ormai tredici anni, alle prime luci della primavera, i Dock des Suds di Marsiglia aprono i cancelli alle musiche del mondo, orchestrate da Bernard Aubert e Sami Sadak, i direttori artistici di Babel Med Music. Al grande souk musicale del Mediterraneo, mercanti, artisti, produttori, abili ricettatori, giornalisti e delegati regionali, si aggirano e circolano senza riposo per tre lunghi giorni tra stand e banchetti, cercando di piazzare articoli pregiati e di proporre succulenta merce di scambio. Quest’anno il marché professionnel è stato ospitato per la prima volta all’Hangar J1, uno spazio luminoso e arieggiato, una sorta di edificio-penisola proteso nel mare marsigliese, a una sola fermata di tram dai Dock. Per conferire più visibilità alla fiera, pare.

La regione, d’altronde, sembra crederci fortemente nel valore aggiunto del Babel Med per il suo sviluppo e la sua internazionalizzazione. Festival e forum al tempo stesso, Babel Med è uno degli eventi musicali di punta della ridente PACA (Provence-Alpes-Côte d’Azur) e un fattore di dinamismo culturale e economico per tutta la filiera musicale regionale. Eppure, nonostante sia stato il primo evento mediterraneo dedicato alla “mise en marché” dello spettacolo dal vivo della world music, Babel Med non è di certo il più potente motore commerciale per le musiche del mondo, se solo paragonato al cugino anglofono Womex. Più dinamico quest’ultimo, dicono i produttori, e a quanto pare più equilibrato nella domanda e nell’offerta – ergo, economicamente e professionalmente più allettante.

Eppure, la piattaforma musicale marsigliese ha un profumo tutto suo che viene dal mare, dai pescherecci a poche miglia; ha i colori del Mediterraneo, il sapore e il gusto degli incontri amicali, degli abbracci, degli scambi, delle feste del sud, di una moderna sagra della primavera provenzale. Non saranno così dinamiche e fruttuose come altrove, ma le trattative qui si chiudono durante i numerosi aperò sparsi durante i tre pomeriggi nello spazio della fiera. Il popolo del mercato musicale di Babel Med si conosce e riconosce, si dà appuntamento mesi prima, si ritrova puntualmente, con la stessa curiosità, con la stessa voglia di scoperta, o di conferma, di anno in anno.

Poi, a partire dalle 19.30, è ai cancelli dei Dock, pass al collo e braccialetto al polso. Giusto il tempo di un pastis o di una birra e la consueta corsa serale/notturna da una sala all’altra, le tre tradizionalmente allestite ai Dock, comincia. Si transita senza fiato e con l’immancabile programma tra le mani per calibrare strategicamente minutaggi e spostamenti da uno showcase all’altro, “pour rien rater” (per non perdersi niente!). Ogni tanto, il popolo della world music marsigliese si rigenera esausto ai luoghi di ristoro, stanco di attendere in fila davanti all’ingresso delle sale più gremite (quest’anno record di affluenza per la nuova salle Mirabeau), deluso, a volte, dalla svolta eccessivamente pop della world music selezionata a Babel. Anche il “già sentito” obbliga i più esigenti a tappe sempre più frequenti al “restò”.

In effetti, alcuni ai punti di ristoro ci passano l’intera serata, interrotta talvolta da fugaci passaggi in una delle sale, solo per ascoltare la novità dell’anno, il vecchio amico che si esibisce, quello che proprio non si spiegano come e perché sia stato selezionato per uno dei trenta showcase programmati. Se ne discute ai tavolini fuori, oppure ci si estranea e basta, considerando Babel Med Music quell’immancabile appuntamento annuale per ritrovare gli amici, approdati dai vari angoli dell’Europa, ma anche da oltreoceano, come ogni anno (o quasi) con il pass “presse”, il pass “promo”, quello “artiste” e quello “bénévole”, in nome di una musica, di tante musiche del mondo, un tempo studiate, o suonate, oggi prodotte, diffuse, o ancora suonate e studiate.

Ecco perché ai Dock non è proprio come negli altri forum di world music. Qui siamo a Marsiglia, dove il tempo per gli incontri e gli scambi umani si trova sempre, anche nel mezzo di uno spazio di inderogabili trattative.

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