Audi Sommerkonzerte firmati Batiashvili
Ingolstadt: la violinista è la direttrice artistica del festival
Oltre un quarto di secolo di Audi Sommerkonzerte a Ingolstadt, ma l’edizione 2019 ha ingranato davvero una marcia in più – per restare con un’immagine automobilistica – grazie alla direzione artistica affidata a Lisa Batiashvili, prima musicista a ricoprire questo ruolo nella storia della rassegna. In sintonia col motto scelto per quest’anno, Fantastique!, il concerto di apertura (lo scorso 29 giugno) ha puntato al coinvolgimento di un ampio pubblico, proponendo le musiche del film Fantasia, con le immagini del film di Disney che scorrevano mentre l’orchestra Philharmonie Salzburg suonava sotto la direzione di Elisabeth Fuchs. “In qualche modo si è trattato di un esperimento – ha sottolineato la Batiashvili – ma il il risultato è stato entusiasmante perché ha coinvolto emotivamente ascoltatori grandi e piccoli, teenagers e anziani”. All’insegna della sperimentazione anche la scelta di portare la musica addirittura all’interno dell’Audi Museum, dove Lisa Batiashvili ha suonato in trio (il 2 luglio) insieme a Gautier Capuçon e Jean-Yves Thibaudet, col pubblico tutto attorno: “se si vuole innovare – ha sottolineato la violinista – occorre correre qualche rischio, ma le condizioni acustiche erano favorevoli e per l’Audi (che supporta finanziariamente l’intero progetto) è stato molto importante accogliere il pubblico non solo in vari luoghi della città di Ingolstadt ma addirittura nella propria sede”.
Un festival partito con un eccellente spirito che, proseguendo gli appuntamenti, è cresciuto di intensità, come testimoniato dal favore con cui il pubblico ha accolto i vari appuntamenti. Come nel caso del concerto che si è svolto nello Stadttheater il 5 luglio e che ha visto impegnati la Deusche Kammerphilharmonie Bremen diretta da Paavo Järvi insieme alla stessa Batiashvili. Al centro del programma due capolavori come la Sinfonia n. 2 di Schumann e il Concerto per violino di Čajkovskij, preceduti dall’ouverture da Genevevadello stesso compositore tedesco. E già in quest’ultimo brano la densità della scrittura di Schumann è emersa in modo chiaro, restituita da Järvi grazie al gesto sempre armonioso e pronto con cui guidava la formazione di Brema: un’orchestra ricca di elementi giovani e con una forte componente femminile, dotata di un suono eccezionalmente duttile e soprattutto di una invidiabile capacità nell’assecondare ogni rubato che il direttore richiedeva per evidenziare i momenti più teneri e cantabili della partitura. Nel concerto di Čajkovskij la Batiashvili si è presentata nuovamente al pubblico di casa, regalando una interpretazione di rara bellezza che si è giovata anche della perfetta intesa col direttore estone. Applausi a scena aperta, già dopo il primo movimento e la straordinaria cadenza proposta dalla violinista, hanno accolto un’esecuzione che, persino su un brano così frequentemente ascoltato, ha saputo portare energia nuova, segno di una visione musicale che, lungi dal ripiegarsi su se stessa, sa come proporre al mondo contemporaneo la migliore tradizione classica. Infine la Sinfonia n. 2 di Schumann, partitura che Paavo Järvi ha saggiamente interpretato assecondando in tutto e per tutto le tensioni e le contraddizioni del musicista tedesco, senza volerne fare in alcun modo un antesignano del tardo romanticismo brahmsiano. Riuscendo così a esaltare la struggente melodia che Schumann disegna nel terzo movimento, il bellissimo Adagio espressivo, e restituendo tutto il vigore ritmico e la complessità armonica che caratterizzano il conclusivo Allegro molto vivace.
Prima di parlare di un altro importante appuntamento interamente dedicato ancora al musicista tedesco, merita segnalare un’iniziativa, partita lo scorso anno e quest’anno ampliata all’interno del programma degli Audi Sommerkonzerte: tre Hauskonserte a Ingolstadt e nei dintorni (sabato 6 luglio), realizzati grazie all’apporto di strumentisti della Symphonieorchester des Bayerische Rundfunks e della Munchener Kammerorchester. Un’esperienza significativa, caratterizzata dal clima estremamente familiare – presenti anche diversi bambini, seduti o sdraiati su dei cuscini in terra, ma sempre attenti alla musica – che ha accolto diversi brani del repertorio cameristico, dai quartetti di Haydn a quelli di Dvořák. Un contesto decisamente meno formale del tradizionale concerto, probabilmente quello di cui c’è bisogno per proporre la musica classica oggi (specie alle giovani generazioni) e, non ultimo, un affascinante ritorno a quella pratica domestica in cui sono nati non pochi capolavori del XIX (e XX) secolo.
Das Paradies un die Peri certamente non è tra le opere più eseguite di Schumann, malgrado il forte legame che questo oratorio profano ha col repertorio liederistico che pure ha reso celebre il musicista di Zwickau. L’esecuzione che è stata proposta nel concerto di domenica 7 luglio presso la Festsaal dello Stadttheater ha visto impegnati vari solisti vocali, insieme alla sorprendente formazione dell’Audi Jugendchorakademie e a Le Cercle de L’Harmonie, gruppo con strumenti d’epoca guidato da Jérémie Rhorer. Quest’ultimo si è efficacemente speso per sottolineare la delicatezza con cui la musica riesce a sostenere una drammaturgia tutt’altro che semplice, potendo peraltro contare sulla bravura dei giovani coristi, capaci di dar appropriata voce di volta in volta ai valorosi Conquistatori, ai geni del Nilo, alle esotiche Uri. Tra i solisti segnaliamo Sarah Wegener nel ruolo di Peri e l’ottimo Werner Güra, una calda e potente voce tenorile tra le migliori in circolazione per la liederistica. Ma se il suono degli strumenti originali ha sicuramente offerto la possibilità di restituire un’immagine sonora più vicina all’epoca dello stesso Schumann, allo stesso tempo qualcosa è mancato in termini di attenzione alla complessa scrittura orchestrale da parte di Rhorer. Soprattutto tra gli archi – tra l’altro tre violoncelli e due violoni non hanno sempre avuto sufficiente peso per sorreggere il resto dell’orchestra – è mancata varie volte la giusta forza espressiva per sottolineare la complessità di linee melodiche tutt’altro che secondarie, come pure diversi punti in cui un’armonia fortemente dissonante andava a commentare le situazioni più drammatiche. Per una partitura come quella che Schumann ha realizzato per Das Paradies un die Peri – offrendo peraltro un utile modello a compositori successivi (a iniziare da Wagner) – è auspicabile che una formazione con strumenti d’epoca serri ulteriormente i ranghi, cosa che Le Cercle de L’Harmoniesembra avere le potenzialità per fare, proprio per valorizzare questa scelta esecutiva e non dare motivazioni a chi invece preferirebbe un’orchestra moderna.
Gli Audi Sommerkonzerte proseguono fino al prossimo 14 luglio, quando in scena ci sarà nuovamente l’Audi Jugendchorakademie, insieme a Les Sièclesper concludere questa edizione Fantastique! sotto l’esperta direzione di François-Xavier Roth: il programma comprenderà musiche di Bizet, Delibes, Saint–Saëns e Offenbach, e terminerà nientemeno che con la celebre Symphonie fantastiquedi Berlioz.
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