Attualità degli organetti diatonici

Un concerto per Vò on the folks con Roberto Tombesi e Riccardo Tesi

Recensione
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Dicembre 1979: a Recanati, Marc Perrone convince Mario Castagnari a riprendere la costruzione degli organetti diatonici. Passano poco più di tre anni e i 33 giri Il ballo della lepre di Riccardo Tesi e De là de l’acqua dei Calicanto, con Roberto Tombesi, aprono una nuova stagione per l’organetto, fra i protagonisti delle musiche legate alle tradizioni delle diverse regioni italiane.



Una decina d’anni dopo L’organetto diatonico, con ventitré brani popolari e d’autore, mette a frutto l’esperienza didattica dei due organettisti e rimane tutt’oggi il manuale di riferimento. Ottima, quindi, l’intuizione del direttore artistico Paolo Sgevano di inserire il 5 marzo, fra le serate della rassegna Vò on the folks sia Banditaliana, capitanata da Tesi, sia l’anteprima del nuovo lavoro di Tombesi In ‘sta via.

Si comincia da qui, con Roberto Tombesi all’organetto e Alessandro Tombesi all’arpa, a sintetizzare il lavoro dei dieci musicisti presenti nel cd appena realizzato per Felmay e a breve in distribuzione. Delle duecento persone presenti nel bel teatro Sala della Comunità a Vo' di Brendola (Vicenza) non c’è n’è una che faccia partire un applauso di saluto, ma i sei brani proposti dai Tombesi sanno creare ascolto e apprezzamento per un percorso che mette al centro i balli veneti dal sud – proponendo in apertura “Polesana” – alle Dolomiti, scegliendo fra i pezzi forti del recente cd inciso con l’Orchestra Popolare delle Dolomiti, la “Antica marcia Gli sposi”.

È un brano che, dal vivo, come in cd, rimanda alle manfrine quale ideale variazione di ritmo. Ma prima di passare alle danze, i Tombesi sanno creare un’attesa che diventa anche il cuore del concerto: prima con un solo di arpa che sa condensare efficacemente i diversi colori strumentali dei brani originali del primo cd di Alessandro; quindi con la ri-proposta di uno dei più toccanti brani vocali dei Calicanto, “Il bosco dei salgari”. Solo a questo punto entrano in scena manfrine e quadriglie e, con queste ultime, anche le percussioni sapienti ed essenziali di Gigi Biolcati, musicista che fa da “ponte” all’entrata in scena di Banditaliana: con lui e con Riccardo Tesi anche le chitarre e la voce di Maurizio Geri e i sassofoni di Claudio Carboni, un quartetto affiatatissimo che prende le mosse da Maggio, lavoro dedicato ai canti dell’Appennino toscano nella notte fra il 30 aprile e il primo maggio, ma che sa anche mollare gli ormeggi verso l’oriente (“Galata”) e il “Corno d’Africa”.



Banditaliana sa dosare con equilibrio brani strumentali e canzoni, per un concerto tutto in crescendo che, partendo dal “Maggio” inciso di recente, sa proporre con rinnovata energia il “Maggio” che apriva il primo cd inciso dal gruppo nel 1998. Una tappa veneta che ha lasciato il pubblico entusiasta, e una conferma dell’ottima salute degli organetti italiani, tenuto conto dei segnali altrettanto incoraggianti che vengono da musicisti che mostrano una piena maturità, da Filippo Gambetta con Otto baffi al recente ingresso di Simone Bottasso nel supergruppo Accordion Samurai.

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