Arto Lindsay, questione di ritmo
Il nuovo Album Cuidado Madame presentato dal vivo alla Triennale di Milano
In fondo la musica di Arto Lindsay è sempre stata una questione di ritmo. Fin dai tempi dei DNA e dell'impossibile convivenza tra i singulti anarchici di voce e chitarra e il martellare feroce della batteria di Ikue Mori. Questione di ritmo i Golden Palominos di “Clean Plate”, questione di ritmo gli Ambitious Lovers di “Copy Me”, questione di ritmo il definitivo ritorno al Brasile di lavori come O corpo sutil, Mundo civilizado e, quarant'anni dopo la New York di Basquiat e della No Wave, Cuidado Madame. Disco atteso la bellezza di tredici anni (ne abbiamo parlato QUI), pubblicato e finalmente presentato dal vivo in un tour che ha fatto tappa anche a Milano, nel giardino della Triennale. Per un live semplicemente pazzesco, di quelli che si raccontano il giorno dopo a chi non c'era con i brividi che ancora corrono lungo la schiena. Merito del folletto Arto, della sua meravigliosa leggerezza, di quel modo elegante e introverso di accarezzare le parole; e merito di una band che è andata dritta al cuore delle canzoni di Lindsay, facendole pulsare e vibrare con calore e precisione, esaltando ed espandendo le complesse tessiture ispirate alle musiche afrobrasiliane e alle cerimonie estatiche del candomblé. Paul Wilson alle tastiere, Kassa Overall alla batteria (superlativo nell'obliquità del drumming e nella gestione delle dinamiche), Marivaldo Paim alle percussioni, il fidato Melvin Gibbs al basso elettrico: un piccolo esercito, una spietata squadra d'assalto. Implacabile nell'accanirsi sulle ormai classiche “illuminated”, “Combustivel” e “Simply Are”, sulle ultime arrivate “Each to Each”, “Seu Pai” e “Grain by Grain”, e sulla mitica “Beija-Me” (Elza la regina avrebbe sicuramente gradito). Un'ora e mezza sparata, filata e sostanziosa. Questione di ritmo. Questione di Arto.
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