Architetture armoniche
Jan Garbarek e Hilliard Ensemble nel Duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze
Recensione
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Un mare di gente nel Duomo di Santa Maria del Fiore per Officium Novum, evento di apertura della rassegna O flos colende – Musica sacra a Firenze, giunta alla XVII edizione. Persone tra loro molto diverse, molte delle quali probabilmente attirate più dal contesto che dal nome di Jan Garbarek o dello Hilliard Ensemble. Ed è forse questo uno degli aspetti più interessanti della serata, che ha come centri focali la musica e l'architettura prima ancora degli stessi interpreti. Garbarek del resto è icona del musicista schivo e riservato, al servizio della musica prima di tutto. Non perde occasione per ribadirlo, entrando in scena dopo le note del suo sax, in una location così speciale che accentua all'ennesima potenza il fraseggio minimale e dal respiro mistico a cui ha abituato dai primi episodi ECM a oggi. A seguire, le quattro voci avvolgenti dello Hilliard Ensemble, tra le più abili nel legare senza forzature liturgie antiche e pagine colte contemporanee. L'assenza totale di amplificazione permette a Garbarek e ai suoi compagni di far emergere dalle musiche proposte (in particolare dalle liturgie bizantine e dalle composizioni dell'armeno Padre Komitas) arcobaleni di armonici che risuonano in tutta la monumentale altezza del Duomo, per un dialogo impalpabile tra le polifonie vocali e i colori del sax. Gli spostamenti precisi dei cinque musicisti tra il pubblico e tra i disegni delle navate accentuano il fascino della musica, così come le variazioni minime del canto e delle peregrinazioni di Garbarek, evocando una ritualità arcana indefinita. Conclusione affidata a "We Are the Stars", uno dei brani più affascinanti del sassofonista norvegese e tra i momenti più godibili della serata insieme a "Most Holy Mother of God" di Arvo Pärt. Scroscio di applausi.
Note: Ingresso gratuito. www.operaduomo.firenze.it.
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