Arancioni e variopinti
Terra Madre porta il suo colore ufficiale al Palaisozaki per una grande festa finale
Recensione
world
Dopo tre giorni di biodiversità sonora tra Oval e Lingotto, con i palchetti dai suggestivi nomi (Lomax, Carpitella, Leydi, Favara) calati nel Salone del Gusto, il popolo di Terra Madre si concede un festone danzereccio a degna chiusura del coloratissimo evento torinese. In un Palaisozaki tirato a lucido, tra l'arancione d'ordinanza della rassegna e la sagra dei maxischermi volanti (addirittura sette!) per accontentare tutti i presenti - nell'ordine di alcune migliaia - i Mau Mau e Raffaele Pinelli hanno selezionato una decina di gruppi da mezzo mondo per due ore di musica world e dintorni. La formula è quella dell'esibizione solista alternata all'incontro in musica con il trio torinese (per l'occasione settetto), che sciorina pezzi vecchi e nuovi del repertorio - "Dea", "Il treno del sole", "Griot", tutti belli sostenuti e a presa rapida. In mezzo, i delegati hanno ammirato le affinità tra Russia e Nordamerica con la sciamanica performance di una piccola comunità della Kamchatka; hanno ascoltato rapiti la chitarra etiope krahar di Silessi Demissie (più blues che reggae a dispetto della provenienza); hanno adottato le pescatrici di Dionwar, in Senegal, con le loro percussioni casalinghe (ciotole e zucche); hanno battuto le mani entusiasti al ritmo dello choro di Cardoso Domingos Claudio. Per l'Italia non poteva mancare la pizzica, con i virtuosi Taricata (con tanto di sensuali coreografie), e l'organetto di Pinelli, passaggio emotivo in tanto fragore ritmico. Lo spettacolo nello spettacolo è il parterre: dall'alto si vedono passare ola, trenini, crocchi di variopinti danzatori ognuno con il proprio stile e tutti mescolati insieme. Completa la biodiversità la parata di camioncini "birra & salsicce" fuori dal palazzetto: se si tratta di festeggiare ogni mezzo è ben accetto.
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