Amori popolari
Riscoperta una zarzuela giovanile di Falla
Recensione
classica
Una zarzuela sconosciuta di Falla e la più conosciuta di tutte le zarzuele, la "Verbena de la paloma", di Tomás Breton, che di Falla fu maestro e amico. Con questa felice accoppiata il Teatro de la Zarzuela di Madrid ha aperto il suo cartellone confermando le linee guida del progetto artistico del suo direttore Paolo Pinamonti, impegnato nella riscoperta di opere dimenticate e nella riproposizione di quelle più tradizionali in allestimenti consoni al gusto attuale.
La regia di José Carlos Plaza puntava a togliere l’impressione di oleografia di cartapesta cui troppe messe in scena frettolose hanno relegato questa popolare forma di teatro musicale e ha optato per uno spettacolo realistico, dai gesti più sobri e meno caricaturali, avvalendosi delle scene di quartiere ispirate ai quadri della pittrice madrilena Amalia Avia (1930-2011), cui la Real Accademia di Belle Arti ha dedicato una retrospettiva in questi giorni.
Il regista ha unito idealmente le due zarzuele, facendo circolare nella seconda i personaggi della prima, a testimonianza che questo genere operistico è da prendersi come un fenomeno culturale unitario, dove si sviluppano gli stessi temi ricorrenti e dove la vera protagonista è la vita di strada. La zarzuela, insomma, è un genere che mal si adatta a prospettive intellettualistiche o critiche, e non stupisce che un musicista come Falla trovasse la sua strada di musicista moderno in altri campi. La sua "Los amores de la Inés", composta a 25 anni e riproposta in scena oggi per la prima volta dal 1902, pecca di pudore e scarso abbandono al canto disimpegnato. Ma l’aria di Juan, una carcelera flamenca, per la strumentazione e le inflessioni preannuncia già qualcosa del futuro maestro. Ammirevoli gli interpreti, a loro agio nelle parti recitate come in quelle cantate.
Regia: José Carlos Plaza
Direttore: Cristóbal Soler
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