Ammar 808, la tradizione del Mahgreb si proietta nel futuro
Primo concerto italiano del tunisino Ammar 808 al Magazzino sul Po di Torino
Non siamo in tanti al Magazzino sul Po di Torino per la prima data italiana di Ammar 808, il progetto musicale di Sofyann Ben Youssef (lo abbiamo recensito qui).
La sempre più calante curiosità del pubblico nei confronti di nuovi percorsi artistici (evidentemente il consolidato dà sicurezza) e il contemporaneo concerto di Anna Calvi in un altro locale hanno fatto sì che alle fine fossimo una settantina di persone davanti al palco che di lì a poco sarebbe divenuto bollente. E questa volta gli assenti hanno avuto torto, torto marcio. Sofyann Ben Youssef, Cheb Taasen Tej e Lassad Boughalmi (erano assenti Sofiane Saidi e Medhi Nassouli) hanno dato vita a un’esibizione di rara intensità, esuberante e dal ritmo incessante, uno stato continuo di trance durante la quale il flauto gasba di Lassad interagiva con l’elettronica vintage di Ammar, leader del gruppo, produttore e arrangiatore di Maghreb United.
Il basso profondo del Roland TR-808 ha fatto da trampolino per la voce senza tempo di Cheb Taasen, un’autentica forza della natura, instancabile nell’anticipare o nel richiedere le improvvise accelerazioni del ritmo, con una presenza scenica da parcheggiatore abusivo che mischia il passato e il futuro.
Il risultato è stato una reinvenzione radicale, fatta con tecnologia ormai superata, della tradizione musicale del Nord Africa: “ci sbolognate quello che non usate più, persi a rincorrere l’ultimissima tecnologia? Sentite un po’ cosa sappiamo tirare fuori”. E noi a ballare come forsennati e a urlare quando entravano le frequenze assassine del basso.
Come dice Ammar sulla sua pagina Bandcamp, «la nostra musica è il passato con l’oggi e l’oggi col futuro; sto cercando di intrecciare i fili del folklore e della mitologia col futurismo. E non sto proiettando un’immagine necessariamente positiva; da tutto ciò che stiamo vedendo, le cose non stanno andando proprio nella direzione giusta. La mia speranza è quella di riuscire a lanciare un allarme».
Dal continente africano stanno uscendo personaggi che, con l’ausilio di tecnologia low level, stanno immaginando scenari sonori eccitanti, dove la tradizione viene rivoluzionata per creare qualcosa dai contorni ancora indefiniti, ma che a breve è destinata a sbocciare e tutto lascia presagire che i risultati saranno clamorosi.
Tornando ad Ammar 808, non serve aggiungere molto a quanto già detto: sono arrivati, per un’ora e un quarto hanno tirato giù i muri e se ne sono andati. Per i miei standard, gente a posto.
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