Accademia dello swing
A Umbria Jazz l'orchestra di Wynton Marsalis: pochi brividi e la sorpresa Cafiso
Recensione
jazz
Quando il jazz diventa prevedibile c'è sempre qualcosa che non funziona. Anche se la prevedibilità assume i contorni di altissimo professionismo della Lincoln Center Orchestra diretta da Wynton Marsalis. Si sa, il trombettista ha ormai imboccato da tempo una strada didascalica, una missione divulgativa nella quale si fatica a trovare tracce di pensiero originale. Questa volta il programma è anzitutto centrato su Monk, di cui all'inizio vengono riprodotti freddamente due brani. Arrangiamenti nella norma, senza novità o idee fresche. Il virtuosismo d'assieme ricorda quello di Jimmie Lunceford o Stan Kenton, ma senza l'azzardo spericolato o lo swing rilassato. L'orchestra per fortuna si sveglia con l'Offertorium dalla Messa di Marsalis per la Chiesa abissina di Harlem: una musica che esaspera in modo travolgente l'eredità ellingtoniana, con Wynton a rifare il verso a Bubber Miley. La musica finalmente prende vita, anche se il resto del programma, tra originali e standard, non offre altre sorprese: neanche per la parentesi di New Orleans Revival, ben suonata ma del tutto incongrua (e poi i fiati leggevano l'arrangiamento!). Solisti formidabili, per carità, capaci di affrontare senza battere ciglio qualsiasi cambiamento stilistico: enciclopedie del proprio strumento più che grandi personalità. Per fortuna è poi arrivato l'ospite Francesco Cafiso. Il giovane sax alto siciliano si è scrollato dalle spalle il peso di enfant prodige parkeriano e ha imboccato una strada di maturazione che ora passa per Eric Dolphy. Suono, idee, intensità: forse ci tiene fin troppo a smarcarsi dall'impeccabile mainstream dell'orchestra, con un effetto straniante, ma la sua personalità buca finalmente il muro dell'accademia. Per la cronaca, nessuna traccia dell'annunciato "Concerto per Obama".
Interpreti: Wynton Marsalis & Licoln Center Orchestra, con Francesco Cafiso
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