Arooj Aftab, una carezza sul cuore

Fra sarcasmo ed emozione, Arooj Aftab conquista il pubblico milanese

Arooj Aftab
Recensione
oltre
Milano, Triennale
Arooj Aftab
15 Aprile 2025

Due date italiane per Arooj Aftab, la prima all’Auditorium Parco della Musica di Roma e la seconda – a cui ho assistito - alla Triennale di Milano.

Ed è tutto esaurito alla Triennale per la prima volta a Milano della  cantante di origine pakistana e newyorkese d’adozione, artista con quattro album all’attivo, Bird under Water (2014), Siren Islands (2018), Vulture Prince (2021) e Night Reign (2024), quest’ultimo comparso anche in un paio di Top 10 dello scorso anno su queste pagine

(In realtà ce n’è un quinto, Love in Exile (2023), ma è una collaborazione con il pianista Vijay Iyer e il polistrumentista Shahzad Ismaily).

Piccolina (malgrado delle clamorose platform shoes che non vedevo dai tempi di Ziggy Stardust o dei Tubes), con una giacca con spalline alla Visitors e occhiali scuri: insomma, non proprio un physique du rôle, quello che ti aspetteresti da una rockstar classica. Però Arooj ha una grande dote: una buona dose di sarcasmo che le permette di padroneggiare il palcoscenico e mettere in mostra la sua personalità profonda.

«È davvero divertente essere una nominata per il Grammy fino al giorno delle premiazioni, quando diventi una che ha perso»

In periodi brevi e impressionistici o in viaggi musicali più dilatati, le sue canzoni sono ricche e complesse, perfettamente apprezzabili se ascoltate dal vivo. In tour con un’eccellente band di tre elementi comprendente Perry Smith alla chitarra, Petros Klampanis al contrabbasso e Engin Kaan Günaydin alla batteria, le canzoni di Arooj hanno riempito il teatro in un modo che ha imposto l’attenzione ai presenti.

Dalla tenera canzone d’amore “Whiskey” – preceduta da una distribuzione per pochi fortunati di shot del citato distillato - («la tua testa diventa pesante e riposa sulla mia spalla / perché bevi troppo whiskey quando sei insieme a me») a “Bolo Na”, brano tinto di blues che cresce lentamente e in modo quasi furtivo, e al R&B sexy di “Raat Ki Rani”, il set di Arooj Aftab ha messo in mostra la rimarchevole varietà del suo ultimo album.

«La canzone parla di...sì, avete presente quando incatenate i vostri occhi con quelli di qualcuno dall’altra parte della stanza a una festa, e siete estasiati e tutto il resto si ferma? Abbandonate subito la festa e andate a casa…dai vostri partner. Da come ridete direi che avete ben presente» - Arooj Aftab introducendo “Raat Ki Rani”

In ogni caso i suoi siparietti buffi non hanno diminuito il mistero e l’incanto del suo jazz cosmopolita, anzi hanno creato una sensazione di sincera intimità ben gradita dai presenti.

Sia in versione esuberante sia in quella introspettiva, Aftab risulta sempre deliziosa, con parti cantate in inglese e in urdu che avvolgono gli spettatori, indipendentemente dalla comprensione dei testi. 

È una musica in cui ci si può perdere per ore, anche grazie alla sensibilità e alle capacità tecniche dei musicisti sul palco. È come se la musica classica indostana incontrasse il jazz attento alle influenze world (chiedo scusa ma non so dirlo diversamente) e l’indie pop più scuro, e c’è qualcosa nel sottile ondeggiamento della musica e nell’assoluta sicurezza e chiarezza della resa vocale che richiama alla mente i Dead Can Dance. 

Ecco, ci sono arrivato e adesso sono in grado di rispondere alla domanda postami ieri sera da un’amica se lo stile canoro di Arooj mi ricordasse quello di qualche altra cantante: sì, lo avvicino a quello di Lisa Gerrard, e lo stesso vale per la sua presenza stilosa in maniera non convenzionale.

Il pubblico è caduto in un ipnotico sogno a occhi aperti per poi dare luogo a un’ovazione spontanea e richiamare gli artisti sul palco per due volte, come a non voler porre fine a un incantesimo durato poco meno di un’ora e mezza. Uno di quei concerti a cui ci si sente fortunati di aver partecipato, benedetti dalla musica, emozionati dall’abilità di tutti i musicisti sul palco e al sicuro da tutti i mali di questo mondo attuale, anche se per un lasso di tempo troppo breve: in ogni caso è stata un’ora e mezza di tenerezza e di grazia, una carezza sul cuore.

P.S. Arooj Aftab tornerà in Italia quest’estate: il 9 luglio sarà a Milano Marittima per il Ravenna Festival e due giorni dopo a Torino per la prima edizione di MONITOR Festival.

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