Muti l'austriaco
Alla Scala con i Wiener

Nell'ambito della stagione sinfonica della Scala, sono sei i concerti delle orchestre ospiti. Il primo del 2025 è stato un doppio en plein perché affidato ai Wiener Philarmoniker con Riccardo Muti sul podio, salutato da ovazioni al suo apparire, e un programma squisitamente austriaco. In apertura di serata la Quarta di Schubert "Tragica" ha avuto un'esecuzione esemplare, il direttore ne ha sottolineato i pochi momenti drammatici senza enfatizzarli e ottenuto una leggerezza e una trasparenza ammirevoli, resi possibili da un organico di somma classe. Archi dolcissimi e brillanti, fiati compatti eppure ben identificabili in ogni momento, nonostante l'acustica del Piermarini. L'intima pacatezza di Schubert come pure i passaggi più frenetici sono stati ricreati nei migliori dei modi e hanno meritato i lunghissimi applausi al termine dell'esecuzione.
Nella seconda parte la Settima di Bruckner, costruzione imponente che all'epoca diede finalmente fama al compositore, ha permesso ai Wiener di dare un saggio di quanta elasticità siano capaci. Il continuo e quasi ossessivo alternarsi di sonorità massicce e attimi sospesi, quasi intimi (non casuale l'accostamento con Schubert) è stato reso con assoluta naturalezza. Impressionante il coordinamento fra ogni sezione, non una sbavatura negli attacchi degli ottoni e delle tube wagneriane, perfino gli archetti dei Wiener hanno tutti una identica posizione sulle corde dei violini. Il risultato è stato come ovvio fuori dal cumune e perfino spettacolare. Ma merita tuttavia una considerazione, perché a questo maestoso apparato alla fine è parsa mancare la pensosità necessaria a Bruckner. Tutto perfetto, tutto smagliante, di certo ammirevole, ma null'altro. Perfino il dolente Adagio col tributo a Wagner ha rischiato di essere quasi un esercizio di stile.
A fine serata gli applausi scroscianti e le grida dei mutiani stanziali, orfani del loro beniamino da quattro anni, sono stati interrotti dal direttore che, tornato sul podio, ha spiegato come dopo la Settima non fosse il caso di misurare il minutaggio dei battimani né fare un bis, anche perché coi Wiener era in partenza per New York.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
L’Oper Frankfurt presenta un nuovo allestimento dell’opera di Albéric Magnard
A Santa Cecilia Stravinskij, Hindemith e Rachmaninoff con Yamada e Kantorow