L’umorismo surreale del Barbiere

Prosegue con il classico rossiniano la stagione d’opera della Fondazione Haydn con un riuscito allestimento dell’opera rossiniana al Teatro Sociale di Trento 

 

Il Barbiere di Siviglia (Foto Luca Del Pia)
Il Barbiere di Siviglia (Foto Luca Del Pia)
Recensione
classica
Trento, Teatro Sociale
Il Barbiere di Siviglia
31 Gennaio 2025 - 02 Febbraio 2025

Dopo l’inevitabile omaggio a Puccini con Gianni Schicchi  in un’inedita accoppiata col Pierrot Lunaire di Schönberg, la stagione lirica della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento prosegue con un classico come Il barbiere di Siviglia di Rossini andato in scena a Trento, dove l’opera mancava da oltre vent’anni. L’allestimento nasce da quello firmato nel 2021 dal regista Fabio Cherstich per Reggio Emilia nel pieno dell’emergenza pandemica. Lo stesso regista ne ha curato il riallestimento per il palcoscenico del Teatro Sociale, mantenendone intatta la frizzante freschezza e l’umorismo surreale e dunque autenticamente rossiniano di quest’opera. Fatta piazza pulita di polverose (e inutili) immagini della Siviglia tardo settecentesca, lo scenografo Nicolas Bovey mantiene solo un cartello stradale come unico richiamo geografico e affolla il palcoscenico di oggetti astratti e coloratissimi che partecipano alla grande sarabanda scenica come in una sorta di surreale e variopinto Hellzapoppin’. La grande insegna illuminata di lampadine col nome di Figaro sembra più quella di un varietà che del negozio di un barbiere, Don Bartolo ascende al cielo a bordo di una poltrona appoggiata a un montacarichi, il travolgente impazzimento del finale primo vede i protagonisti reggersi a stento su una piattaforma-nave rossa fatta dondolare da una pattuglia di mimi-attrezzisti, e il bianchissimo clavicembalo della lezione di canto di Don Alonso scende dall’alto non prima, sospeso sopra la scena, di produrre un denso fumo bianco. Ai costumi, pure coloratissimi, provvede la fantasia di Arthur Arbesser che reinventa la Spagna del soggetto con grande inventiva. 

La frenetica vivacità della scena, che rompe la quarta parete con frequenti incursioni degli interpreti in platea, sembra contagiare anche la musica, affidata alla direzione di Alessandro Bonato, fresco di nomina a direttore principale dell’Orchestra Haydn. Gesto autorevole, passo spedito, grande cura nell’accompagnamento delle voci sono i tratti principali del felice debutto sul podio della “sua” orchestra, che, dal canto suo, offre una prova di grande valore. Sul palcoscenico un ensemble ben assortito con molte giovani voci accanto a veterani della scena. Molto riusciti soprattutto la Rosina di Mara Gaudenzi, mezzosoprano dal timbro accattivante e colorature sicure ma anche di grande disinvoltura sulla scena, e l’elegante Figaro di Gurgen Baveyan, scenicamente agile quanto misurato e preciso sul piano vocale. Pietro Adaini è un Conte d'Almaviva nel complesso vocalmente riuscito anche se supera a malapena lo scoglio della grande scena nel sotto finale “Cessa di più resistere”. Sul versante buffo, Fabio Capitanucci è un Don Bartolo divertente come da tradizione e di solida prestanza vocale, e Nicola Ulivieri un Don Basilio seriosamente buffonesco. Molto riuscite anche le prove di Gianni Giuga nel doppio ruolo di Fiorello e dell’ufficiale e di Francesca Maionchi che è una Berta di grande carattere. Nel ruolo muto di Ambrogio non passa inosservato il dinoccolato Julien Lambert che aggiunge un divertente sottotesto di tormentoni e gag surreali alla vicenda. L’Ensemble Vocale Continuum assolve discretamente gli interventi del coro specialmente nei due finali. 

Grande successo di pubblico, che ha assicurato il sold out per le sole due recite in programma. Molti applausi e chiamate. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

I delicati e sintetici Nocturnes  del compositore francese e un Concerto monstre  di quello italo-tedesco: due lavori scritti a pochi anni di distanza, ma quanto diversi!

classica

Il Teatro Comunale apre la nuova stagione al Comunale Nouveau con un riuscito allestimento de La fanciulla del West di Puccini

classica

Il direttore svizzero alla guida della Filarmonica Toscanini ha proposto anche il Concerto per violino di Brahms con Boris Belkin solista