Ecco il mio wrapped 2024, come usa dire adesso, per il giornale della musica: 16 recensioni di dischi, 3 recensioni di compilation di musica del passato, 2 interviste, 4 recensioni di libri, 5 articoli legati a festival o singoli concerti e 7 articoli legati a film di argomento musicale.
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Partendo da un primo elenco di 25 titoli e compiendo alcuni tagli dolorosi, ecco la mia classifica del 2024: come avrete modo di vedere, 3 dischi non sono stati recensiti sul nostro giornale. Mi trasformo in Google Maps Timeline ed elenco i Paesi coinvolti, a vario titolo, in questa mia classifica: Stati Uniti, Inghilterra, Belgio, Arabia Saudita, Pakistan, Germania, Cile, Madagascar, Francia, Guatemala, Messico, Colombia e Giamaica. Non mi resta che augurarvi buon viaggio!
1. Kendrick Lamar, GNX (pgLang/Interscope)
Venerdì 22 novembre KL ha pubblicato a sorpresa il suo sesto album e noi del gdm, per ripicca, non l’abbiamo recensito. Ovviamente non è andata proprio così, però resta il fatto che il mio disco dell’anno non è tra quelli di cui (io per primo) abbiamo scritto su queste colonne. Annoiati dalla querelle con Drake che è andata avanti per alcuni (troppi) mesi? Può darsi ma non è un motivo sufficiente. E allora? E allora – parlo per me – mi sono preso il tempo necessario per ascoltarlo più volte e con l’attenzione che merita ed ecco il risultato: questo è il mio disco dell’anno e contiene alcune canzoni degne di entrare in un ipotetico Greatest Hits del rapper di Compton. Premio Pulitzer e figlio di puttana da strada.
2. The Bug, Machines I-V (Relapse Records)
Di questo invece ho scritto, anche se all’epoca ho privilegiato la versione composta da 12 brani, mentre in questa classifica metto quella composta dai 5 EP usciti a partire dal marzo 2023, per un totale di 21 brani. Bassi tellurici, sconfinamenti nel noise e nell’industrial, dub senza pietà: insomma, musica per cuori impavidi.
3. Meshell Ndegeocello, No More Water: The Gospel of James Baldwin (Blue Note)
L’album che la musicista statunitense ma nata a Berlino ha dedicato al centenario della nascita dello scrittore James Baldwin è quello che mi ha accompagnato durante la vacanza estiva e dunque merita di salire sul podio. Come ebbi modo di scrivere nella recensione, sarebbe un errore considerare questo disco solo un tributo: l’ispirazione, la rabbia e il legittimo furore che caratterizzarono il lavoro di Baldwin sono il trampolino di lancio per Ndegeocello per esplorare sia le ingiustizie che lo scrittore dovette affrontare sia i loro parallelismi contemporanei.
4. Arooj Aftab, Night Reign (Verve Records)
Il quarto disco è quello della consacrazione per la cantante e compositrice pakistana ma nata a Riad e residente a New York. Il suo folk-jazz senza steccati ha conquistato i critici delle principali riviste musicali e la sua voce evocativa ha incantato un numero sempre crescente di ascoltatori. Sarà possibile ammirarla in Italia il prossimo aprile in due concerti, il 14 all’Auditorium Parco della Musica di Roma e il giorno seguente al Giardino della Triennale di Milano.
5. Ghost Dubs, Damaged (Pressure Sounds)
Ecco un altro disco di cui non abbiamo scritto, quello del produttore tedesco Michael Fiedler aka Jah Schulz aka Ghost Dubs, uscito – e non è un caso – per l’etichetta Pressure di Kevin Richard Martin aka The Bug. Frequenze bassissime, echi inquietanti, ambient dub e groove al rallentatore. Turn up the volume!
6. Nicolás Jaar, Piedras 1 & 2 (Other People)
Terzo e ultimo disco non recensito, questa è la versione light delle 5 ore della trasmissione radiofonica pubblicata su Bandcamp, in cui Jaar tocca argomenti quali la storia del Cile coloniale, la dittatura militare, la brutalità politica e la cancellazione della Palestina. Tra sonorità astratte e avant pop, il nostro Nicolino (per me torinese lui continua a essere un concittadino) ha realizzato un lavoro sulla necessità di porsi domande a volte scomode e difendere la verità in un mondo che tende a nasconderla.
7. Loya, Blakaz Antandroy (LzRecords)
La mia scoperta dell’anno: una famiglia sciamanica del sud del Madagascar e un produttore e musicista francese originario dell’île de La Réunion danno vita a uno degli album più avventurosi del 2024. Sarà anche vero che la curiosità ha ucciso il gatto ma alle volte ripaga.
8. Mabe Fratti, Sentir Que No Sabes (Unheard of Hope)
Come per la già citata Arooj Aftab, anche per la violoncellista e cantante guatemalteca ma residente a Città del Messico questo è il disco della consacrazione internazionale. Un album meno astratto che in precedenza, più avvicinabile al pop e al rock, ma che conserva quell’aura di mistero ancestrale che mi ha fatto innamorare delle sue composizioni.
9. Meridian Brothers, Mi Latinoamérica Sufre (Ansonia Records)
Eblis Álvarez Vargas, in arte Meridian Brothers, è un musicista e compositore colombiano che in questo disco, come del resto nei precedenti, mescola sapientemente la psichedelia, l’elettronica e il rock con le musiche dell’America Latina, prima fra tutte la cumbia. Tra avant garde e tradizione, tra impegno politico e ironia: usando un solo aggettivo, irresistibile.
10. groundsound, Working Progress (Equiknoxx Music)
Gavsborg, la mente musicale dietro al progetto Equiknoxx, e Riddim Writer, artista della parola e analista culturale, danno vita a questa collaborazione con l’obiettivo di creare una sorta di afrofuturismo giamaicano, una celebrazione senza confini della storia caraibica. Mi need a visa fi reach yah, mi need a visa fi sleep yah, mi need a visa fi see yah, mi need a visa fi speak to yah.