All’UNESCO di Parigi si sono celebrati l’arte liutaria di Cremona ed il canto lirico

Con i solisti del Festival Monteverdi

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 Lena Yokoyama
Lena Yokoyama

L’arte liutaria di Cremona e quella del canto lirico italiano sono state celebrate a Parigi nella sede dell’UNESCO in una serata con i solisti del Festival Monteverdi, organizzata in collaborazione con la Rappresentanza permanente italiana presso UNESCO, il Comune di Cremona e la Fondazione Teatro Ponchielli. “Vi do il benvenuto all’UNESCO per celebrare insieme due eccellenze italiane riconosciute da questa Organizzazione come elementi del patrimonio culturale immateriale dell’umanità - ha dichiarato l’Ambasciatore Liborio Stellino, Rappresentante permanente d’Italia all’UNESCO, in apertura dell’evento - l'Italia è associata in tutto il mondo alle arie d'opera più famose. Ma è anche universalmente nota per l’arte della costruzione degli strumenti a corda ad arco, che da secoli prendono forma dalle mani dei maestri cremonesi. Strumenti che accompagnarono le prime rappresentazioni delle opere barocche protagoniste di questa serata”. Il raffinato programma, dal titolo “Avant tout, l’opéra!”, ha presentato quindi arie di Claudio Monteverdi ma anche di Francesco Cavalli, Arcangelo Corelli, Antonio Vivaldi e Girolamo Frescobaldi. Sul palco, i solisti dell’Orchestra del Festival Monteverdi – Cremona Antiqua con il soprano Giorgia Sorichetti che non ha voluto mancare all’appuntamento anche se non in perfetta forma e che, anche da seduta, ha dato prova di padronanza non solo della tecnica vocale ma anche della prassi esecutiva del tempo, accompagnando pure con affascinanti gesti le sue interpretazioni che sono cominciate con la deliziosa “Ohimé ch’io cado” dal “Quarto Scherzo delle ariose vaghezze” di Monteverdi. Tra i solisti si è distinta la violinista Lena Yokoyama per virtuosità e dolcezza di suono, brillando nell’esecuzione della trascrizione solo per violino di alcuni movimenti della Primavera e dell’Estate dalle Quattro Stagioni di Vivaldi. Ma ottimi anche Luigi Accardo al clavicembalo, Marco Casonato alla viola da gamba, Carlo Sgarro al violone e Laura la Vecchia alla tiorba e chitarra. Strumenti antichi che sono la fierezza di Cremona che ha dato i natali, è stato più volte ricordato, tanto a Antonio Stradivari che a Claudio Monteverdi, e poi, nell’Ottocento, nella sua provincia, anche ad Amilcare Ponchielli. Ma il passato sono solo le forti radici di un futuro che si vuole coltivare e fare crescere con cura. “Penso all’evoluzione del Monteverdi Festival – ha detto il Sindaco di Cremona Andrea Virgilio - alla trasversalità delle azioni di formazione continua rivolte alla comunità dei liutai e portate avanti da ricercatori e musicisti anche attraverso modalità di apprendimento sperimentali”. La serata è stata pure un’occasione per celebrare gli stretti rapporti di collaborazione tra Cremona e Parigi e così, se lo scorso anno lo Stradivari “Cremonese 1715” è stato esposto al Musée de la musique de Paris,  quest’anno il “violino dei virtuosi”, lo Stradivari  “Sarasate”, appartenuto al grande violinista e compositore spagnolo Pablo de Sarasate, da Parigi è arrivato lo scorso 6 settembre in Italia per essere esposto al Museo del Violino di Cremona. La liuteria, le masterclass, il festival, il Museo del Violino e Casa Stradivari sono un forte richiamo per gli specialisti e non solo: la Francia è il primo paese europeo per presenze al Monteverdi festival, ha ricordato l’Assessore al Turismo di Cremona, Luca Burgazzi, e la Francia è per Cremona il secondo paese europeo nell’incoming turistico.  La serata è stata anche occasione per festeggiare il primo anno d’iscrizione de “La pratica del canto lirico in Italia” nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO e  a questo proposito il Sovrintendente del Teatro Ponchielli, Andrea Cigni, ha ricordato come “la collaborazione con il Comitato per la Salvaguardia del Canto Lirico Italiano si inserisce in un percorso che il Teatro di Cremona, con il Monteverdi Festival, sta facendo in favore della tutela della prassi esecutiva storicamente informata del repertorio vocale del tardo Cinquecento e Seicento”.  Presente alla serata anche il Presidente del Comitato di Salvaguardia, Federico D.E. Sacchi che, infine, ha ricordato come  lungi dal rappresentare un mero virtuosismo, il canto lirico è “innanzitutto uno straordinario veicolo per il messaggio emotivo racchiuso nella composizione. Ritengo che proprio questa sia la ragione profonda che ha permesso a questa pratica di attraversare oltre quattro secoli di storia, di diffondersi in tutto il mondo e di assurgere al prestigioso riconoscimento UNESCO quale patrimonio immateriale dell’umanità”. 

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