L’ottantesima stagione della IUC
Trentasei concerti in abbonamento e alcune matinées fuori abbonamento per gli studenti nell’Aula Magna della Sapienza
Con la stagione 2024-2025 la IUC (Istituzione Universitaria dei Concerti) taglia il traguardo degli ottanta anni di attività, che l’hanno vista come una delle principali stagioni di musica da camera a livello nazionale per qualità e quantità dell’offerta. La sede dei concerti è l’Aula Magna dell’Università Sapienza, sempre affollata da un pubblico fidelizzato che segue con attenzione le proposte di una programmazione aperta e curiosa, che si spinge spesso ad esplorare ambiti musicali rimasti in ombra e tuttavia ricchi di interesse. L’inaugurazione, il 27 ottobre con replica il 28 mattina per le scuole, è però consacrata a uno dei capolavori della musica di ogni tempo, la nona sinfonia di Beethoven, di cui si celebrano i duecento anni dalla prima esecuzione. Potrebbe sembrare un passo azzardato affidarne la direzione al giovane Enrico Saverio Pagano, che da alcuni anni è in residenza alla IUC, una scelta coraggiosa che è però avvalorata dai debutti che nei giorni precedenti il giovane direttore romano farà sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e dell’Opera di Roma: alla IUC dirigerà l’Orchestra da Camera Canova, una formazione giovanile con sede a Varese, e il Coro del Teatro dell’Opera di Roma.
La stagione, divisa nei due turni in abbonamento del martedì sera e del sabato pomeriggio, prosegue con un trio formatosi attorno a Michael Barenboim, che dedicherà il suo concerto a Pierre Boulez nel centenario della nascita, accostandolo ad autori francesi del Novecento. Cento anni sono passati anche dalla morte di Gabriel Fauré, di cui Enrico Pieranunzi and Friends propongono una rilettura in chiave jazz.
Numerosi sono i pianisti e i quartetti, che costituiscono la colonna vertebrale della musica da camera. Fa il suo debutto a Roma il coreano Arsenii Mun, vincitore del Concorso Pianistico Internazionale Ferruccio Busoni 2023, e tornano Roberto Cominati (musiche di Schumann e Debussy), Michail Pletnev (Bach, Schumann e Grieg), Angela Hewitt (Variazioni Goldberg di Bach), David Fray (Schubert), Giuseppe Albanese (Chopin), Alexander Lonquich (Beethoven e Schumann). Inoltre i duo pianistici Canino-Ballista, che svariano da Mozart e Schubert a Šostakovič e Milhaud, e Lucas e Arthur Jussen. Gilda Buttà, che è stata la pianista prediletta da Ennio Morricone, presenterà una sua rilettura del Köln Concert di Keith Jarrett.
Quanto ai quartetti, l’Adorno presenta un programma intitolato American Echoes con musiche composte negli Usa da americani (Barber e Herrmann) ed europei (Dvorak e Castelnuovo-Tedesco). Il Quartetto Diotima dedicherà due concerti a Boulez accostandolo a Beethoven e Schönberg, due altre e diversissime pietre miliari nella storia della musica. Il Quartetto di Cremona, ospite abituale dell’Aula Magna, eseguirà l’Arte della fuga di Bach e inizierà un ciclo dedicato a Bartok e Schumann, che proseguirà dei prossimi anni. inoltre il 12 ottobre recupererà il concerto saltato la scorsa stagione. Debutta a Roma il Quartetto Fibonacci, vincitore del Premio Borciani 2024. Un altro quartetto, in questo caso non di archi ma di sassofoni, è il Kebyart, con un variegato programma che a musiche di Widmann e Pérez-Villegas composte per questa formazione affianca trascrizioni di Mozart e Haydn.
Altri debutti a Roma sono quelli della violinista Clara-Jumi Kang (musiche di Bach, Ysaÿe e Weinberg, un impostante compositore del Novecento riscoperto soltanto in questi anni) e del duo violoncello-pianoforte formato dai fratelli Sheku e Isata Kanneh-Mason. Non mancano strumenti relativamente insoliti in una sala da concerto quali la chitarra di Pablo Sainz-Villegas e il mandolino di Avi Avital. Si annuncia come una splendida serata di Lieder quella di Ian Bostridge insieme all’eccellente pianoforte di Julius Drake, che interpretano Die schöne Müllerin di Schubert. Passando alla musica rinascimentale e barocca, il controtenore Nicolò Balducci insieme a Dolci Affetti – Orfeo futuro e al direttore Dan Laurin presenta autori del Settecento noti (Sarro, Leo e Telemann) e meno noti (Finazzi e Porsile). La soprano Arianna Savall, figlia di Jordi e di Montserrat Figueras, debutta a Roma col suo ensemble Hirundo Maris in un ricco programma di musiche del Cinque e Seicento, con un’escursione fino a Violeta Parra. I Tallis Scholars intrecciano musiche di Palestrina e Arvo Pärt. Il Pomo d’Oro diretto da Francesco Corti esegue Sebastian Bach e due compositori della generazione successiva alla sua, ovvero il figlio Emanuel Bach e Georg Benda. Spazio anche al jazz con il clarinetto di Gabriele Mirabassi e la Jazz Big Band diretta da Gianni Oddi.
Alcuni anni fa Roma anni ha visto chiudere la sua orchestra regionale e adesso ne riceve in visita provenienti da altre regioni. L’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Marco Angius dedica il suo concerto a In vain di Georg Friedrich Haas, il più rilevante compositore austriaco dei nostri giorni ma raramente eseguito in Italia. La Sinfonica Abruzzese esegue Strauss e Beethoven con Albrecht Mayer, primo oboe dei Berliner Philharmoniker, ed Ettore Pellegrino in qualità di konzertmeister. E per il concerto finale tornano Pagano e l’Orchestra da Camera Canova con una sinfonia di Mozart, un concerto di Haydn e la prima romana di Quattro modi di sorridere, recentissima composizione di Nicola Campogrande
Ma c’è altro ancora. Per il programma completo
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