La memoria di Chung
Milano: vuoto di memoria in Mozart al pianoforte
Concerto del tutto irrituale quello di Myung-Whun Chung per la stagione della Filarmonica della Scala.
In primo luogo perché dopo trentacinque anni di collaborazione con l'orchestra milanese ha debuttato come pianista al Piermarini suonando e dirigendo il Concerto n. 23 K 488 di Mozart. Non solo, per quel suo modo riservato e sornione ha subito creato in sala un'atmosfera di affettuosa complicità, come se l'esecuzione avvenisse in casa di persone di conoscenza alle quali, più dell'impeccabile risultato, importasse ascoltare un vecchio amico.
Tutto questo, per quanto prevedibile dato il personaggio, è avvenuto durante i primi due movimenti perché a metà dell'Allegro assai Myung-Whun Chung si è d'un tratto interrotto e dopo un attimo di silenzio ha esclamato "Succede così quando un direttore vuol fare il pianista!" Il suo vuoto di memoria ha lascato il pubblico col fiato sospeso, finché il maestro ha ripreso tranquillamente la cadenza interrotta proseguendo senza inciampi fino all'ultima battuta. Com'era da immaginarsi, gli applausi al termine sono scoppiati a doppia intensità.
Tornato sul palco Myung-Whun Chung si è scusato con un sorriso e si è giustificato in quanto preso dall'emozione del debuttante. Alla fine come bis ha regalato Traumerei e Arabeske di Schumann.
La seconda parte del concerto con la Sesta di Bruckner non ha riservato sorprese, con Myung-Whun Chung di nuovo nel suo ruolo canonico alle prese con un compositore col quale si misura da tempo e con ottimo esito. Lo scorso gennaio alla Scala aveva diretto la Settima con la Royal Concertgebouw di Amsterdam che quest'anno esegue l'integrale delle sinfonie in occasione del duecentesimo anniversario della nascita di Bruckner (sul podio Chailly, Jurowskij, Young, Thieleman, Mäkelã).
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