I libri di Cenerentola
Il 3 febbraio ha debuttato a Fano La Cenerentola di Rossini, per la Fondazione Lirica delle Marche
Debutta a Fano, Teatro della Fortuna, La Cenerentola, secondo titolo della stagione della Fondazione Rete Lirica delle Marche diretta da Alessio Vlad, in un allestimento realizzato in collaborazione con il Rossini Opera Festival di Pesaro e l’Accademia musicale “Bernardo De Muro” di Tempio Pausania. Lo spettacolo sarà poi in replica negli altri teatri della Rete, il 10 febbraio al Teatro dell’Aquila di Fermo e il 17 febbraio al Ventidio Basso di Ascoli Piceno.
Una produzione profondamente legata alle istituzioni rossiniane di Pesaro, capitale della cultura 2024, perché ha visto la compagnia di canto, tutta under 35, formata grazie alla collaborazione con il ROF e con l’Accademia Rossiniana; anche il regista, Matteo Anselmi, e il direttore musicale, Andrea Foti, collaborano con il festival pesarese.
L’allestimento è riuscito nell’insieme molto gradevole: la scelta del regista è stata quella di accentuare l’origine fiabesca della storia, riportandola quanto più possibile alla fonte letteraria di Perrault, e di creare uno spettacolo dove protagoniste fossero la fantasia e la finzione. Così la scena, di Lorenzo Maria Mazzoletti, era invasa di libri accatastati uno sull’altro, e il palcoscenico vedeva, a terra, un enorme libro che si è aperto ad inizio spettacolo e chiuso alla fine, sopra il quale interagivano i personaggi usciti dalla fiaba. Anche l’elemento magico, assente nel libretto di Jacopo Ferretti, è stato in qualche modo reintrodotto attraverso il personaggio di Alidoro, l’ “aiutante” della situazione che va a sostituire la fata della lezione fiabesca, presentato in questo spettacolo con un’aura che evocava il soprannaturale: travestito da mendicante con un costume tipo ghillie suit, che sembrava fatto di tante strisce di carta, e poi invece vestito all’orientale, con movenze tai-chi, e nel finale con una corona luminosa sul capo. Fantasiosi anche gli altri costumi, disegnati da Viola Sartoretto: il turchese/rosso di Dandini nei panni di Don Ramiro, il rosa shocking di Angelina, i babydoll, le stoffe lucide e le improbabili parrucche di Tisbe e Clorinda erano in linea con l’artificiosità dei personaggi fiabeschi e li rappresentavano nel loro carattere.
Nel cast vocale si sono apprezzati il mezzosoprano Chiara Tirotta nel ruolo della protagonista Angelina , in quello di Don Ramiro il tenore Pietro Adaini e come Dandini il baritono Matteo Mancini. Don Magnifico era il baritono Giuseppe Toia e Alidoro il basso Giacomo Nanni. Nei ruoli delle sorellastre Tisbe e Clorinda rispettivamente il mezzosoprano georgiano Tamar Ugrekhelidze e il soprano spagnolo Patricia Calvache, particolarmente spigliate e divertenti nella recitazione. Cast quindi nel complesso ben preparato e a proprio agio nella impervia scrittura rossiniana, e tutti con buon dominio del palcoscenico.
Insieme alla vivace regia di Matteo Anselmi si è apprezzata anche la direzione musicale del giovane Andrea Foti, che aveva sul leggìo l’edizione critica di Alberto Zedda, a cura della Fondazione Rossini: già sul podio del Viaggio a Reims nell’ultima edizione del ROF, Foti ha diretto l’Orchestra Sinfonica Rossini con gesto preciso e tornito, attento ai piani dinamici e alle finezze di fraseggio; solo in pochi momenti l’equilibrio sonoro tra voci e strumenti ha favorito questi ultimi. Il coro, in calzoni corti e fioccone rosso da scolaretti, spettatore e commentatore delle vicende della fiaba, era quello del Teatro della Fortuna di Fano, preparato da Mirca Rosciani.
Per la produzione di questo spettacolo sono attivi, in tutte e tre i teatri, i percorsi inclusivi realizzati in collaborazione con UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) e ENS (Ente Nazionale per la protezione e l’assistenza dei Sordi), organizzati nell’ambito del progetto regionale “Marche for All”.
Buon successo di pubblico, molti gli applausi.
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