Vita e opere di Gato Barbieri

Una "biografia dall'Italia" di Gato Barbieri, firmata da Andrea Polinelli

Gato Barbieri
Articolo
jazz

Certi musicisti sono grandi perché con le loro poetiche riescono ad abitare molti territori, molti luoghi dell’immaginario. E l'immaginario ha una geografia stratificata almeno quanto quella dei luoghi fisici: per rammentare un celebre racconto di Jorge Luis Borges, altro argentino come il protagonista del libro di cui si tratta, servirebbe una mappa uno a uno, perfettamente coincidente con il paesaggio stesso.

Quel tipo di musicisti ha un’altra caratteristica, decisamente speciale: riescono a mantenere il loro suono, puro dono individuale delle Muse, a prescindere dai contesti e dalle virate estetico-stilistiche.

Gato Barbieri è stato uno dei musicisti più riconoscibili e apprezzati del “secolo breve”: bastava l'attacco perentorio e appassionato sul tenore, e poi una terzina di note per riconoscerlo. Chi s’è trovato, per ragioni anagrafiche, a conoscere il clima rovente ma anche appassionato che alzava la temperatura politica, sociale, culturale nella seconda metà del Novecento non può non ricordare che dei suoni che ci arrivavano dall'America Latina martoriata dai golpe neri due cose sbalzavano fuori: la Nuova canzone, che arrivava dal Cile, dal Brasile, da Cuba, principalmente, e il suono del sax di Gato Barbieri, che aveva una potenza perentoria simile, nella capacità di narrare senza parole, a quella del bandoneon di Astor Piazzolla.

Gato Barbieri però non stato solo il magmatico, fiammeggiante erede di John Coltrane e di Sanders vestito di panni latinoamericani in dischi come Viva Emiliano Zapata, Hasta Siempre, Bolivia.

È stato un jazzista, un compositore, un nobile artigiano e capomastro della musica che ha attraversato i decenni nel segno della qualità totale e di una versatilità e capacità di adattamento ai più diversi contesti, anche pop, non comune.

Mancava un libro che ricostruisse nel dettaglio vita e opere di Gato Barbieri (mentre il mondo della musica già se l’era ben ricordato con notevoli dischi tributo: vedi alla voce Daniele Sepe e Javier Girotto).

Ora c’è, a opera del musicista, performer multimediale, docente e ricercatore Andrea Polinelli (Gato Barbieri. Una biografia dall’Italia, tra jazz, pop e cinema, Artdigiland).

Gato barbieri libro

Il nome giusto al posto giusto, perché Polinelli è sassofonista, ed è un gran bel vedere notare in coda al volume dodici trascrizioni inedite degli assoli del “gatto”. C’è voluto un intero lustro per raccogliere ed elaborare materiali che fanno di questo libro un testo completo: ci sono i quattro anni in cui Gato fu in Italia, tra il ‘62 e il ‘65, le favolose musiche per Ultimo tango a Parigi di Bertolucci, ma anche attente disamine dei contributi musicali offerto a Pasolini, Marco Ferreri, Giuliano Montaldo, Gianni Amico, Alfredo Leonardi: cuori vivi di una stagione forse irripetibile del cinema, con la musica in posizione per nulla ancillare.

Poi il tratteggio delle testimonianze su Gato, e che testimonianze: Franco D’Andrea ed Enrico Rava, Giovanni Tommaso e Danilo Rea, Aldo Romano e perfino Antonello Venditti, tra gli altri.

Non mancano contributi dello storico del jazz Adriano Mazzoletti e di Toni Lama, che fu manager per Gato, un intervento del musicologo Vincenzo Caporaletti, e un’analisi dettagliata sulla gran mole di documentazioni discografiche. Le sette vite del “gatto”. E forse qualcuna in più.

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