La Roma antica degli Champs-Elysées

Il rinato Lido 2 di Parigi porta in scena il musical A Funny Thing Happened on the Way to the Forum, il primo grande successo di Stephen Sondheim

A Funny Thing Happened on the Way to the Forum (Foto Julien Benhamou)
A Funny Thing Happened on the Way to the Forum (Foto Julien Benhamou)
Recensione
classica
Parigi, Lido 2
A Funny Thing Happened on the Way to the Forum
01 Dicembre 2023 - 04 Febbraio 2024

A Parigi la musica delle feste parla sempre di più la lingua del musical. La formula funziona e attira anche un pubblico eterogeneo che anche quest’anno riempie le sale della capitale francese in cerca di evasione. L’inossidabile West Side Story è un successone allo Châtelet, mentre si consacra al musical anche il rinnovato Lido, dal 1946 mitico tempio dell’intrattenimento leggero sugli Champs-Elysées, ribattezzato Lido 2. L’impresario è un uomo di teatro di lunga esperienza e di grande fiuto come Jean Luc Choplin, che torna in questa fine d’anno all’amato Stephen Sondheim, dopo i cinque suoi musical prodotti nei fortunati anni alla guida dello Châtelet. Un anno dopo Cabaret con il marchio prestigioso di Robert Carsen, la sala rimessa a lucido, mantenendo comunque l’assetto originario con poltroncine e divanetti sistemati attorno a tavolini, quest’anno accoglie A Funny Thing Happened on the Way to the Forum, che magari qualcuno ricorda nella versione cinematografica del 1966 Dolci Vizi al Foro firmata da Richard Lester con Zero Mostel protagonista, come già a Broadway, o nella versione nostrana con la Compagnia della Rancia di una trentina di anni fa. Primo grande successo di Stephen Sondheim, il musical debuttò all’Alvin Theatre di New York nel 1962 e restò in cartellone per poco meno di mille recite portando a casa numerosi Tony Award fra cui quello per il miglior musical.

L’agile libretto di Burt Shevelove e Larry Gelbart prende spunto da alcune commedie di Plauto – tre in particolare: Pseudolus, Miles gloriosus e Mostellaria – per imbastire una trama che ha molto della farsa o del vaudeville. L’ambientazione è nella Roma antica e protagonista è lo schiavo Pseudolus, che promette a Hero, il figlio del suo padrone Erronius, di aiutarlo a conquistare l’amore della cortigiana Philia in cambio della propria libertà. Non appena la coppia padronale di Erronius e Domina parte per la campagna, l’astuto Pseudolus fa credere al lenone Marcus Lycus che la sua cortigiana Philia, in effetti già venduta al generale Miles Gloriosus, sia stata colpita da un’immaginaria peste cretese per farsela consegnare e consegnarla a sua volta a Hero. Non è però che l’inizio di una trama che si complica via via con il ritorno inatteso di Erronius, che, vittima di un equivoco, si prepara ad una scappatella con Philia, quindi con l’arrivo di Miles Gloriosus ben intenzionato ad avere la vergine Philia pagata profumatamente a Marcus Lycus, e infine di Domina sulle tracce del marito, che, come anche il suo maggiordono Hysterium, veste i panni della vergine per calmare la furia del Miles. Lo scioglimento avverrà solo dopo il ritorno di Senex, partito alla ricerca dei figli rapiti dai pirati vent’anni prima, che riconoscerà proprio in Philia e nel Miles Gloriosus quei figli perduti, liberando la strada al sogno d’amore di Hero e quindi all’agognata libertà di Pseudolus.

La spassosa serata si apre con “Tragedy tomorrow, comedy tonight!” cantato e danzato dall’ensemble al completo sul piccolo palcoscenico proteso nella sala e abbracciato idealmente dal pubblico. Sensale è l’ammiccante Rufus Hound nei panni dell’astuto Pseudolus, sfoggiando un inglese impeccabile e gag verbali a raffica. Il resto del cast è versatile e brillante come il genere impone: Andrew Pepper è il compassatissimo spilungone Hysterius in costante angustia per le trovate del “collega” Pseudolus, Polina Kapona e Josh St Clair descrivono bene la coppia Philia e Hero di amanti ingenui e canterini, Valérie Gabail fa di Domina la caricatura di una primadonna dell’opera, John Owen-Jones, veterano del West-End londinese, è il tronfissimo Miles Gloriosus, mentre i tre maturi David Rintoul come Erronius, Martyn Ellis come Marcus Lycus e Patrick Ryecart come Senex puntano soprattutto sulla simpatia sfacciata dei teatranti collaudati che sulle doti musicali. Versatilissimo anche il resto della crew, soprattutto con l’irresistibile quanto improbabile quartetto di soldati del Miles (Michael Afemaré, Joseph McDonnell, Joseph Claus e Dan March) dalle insospettabili qualità comiche. Gareth Valentine, anche autore degli accattivanti arrangiamenti con gli ottoni in primo piano, guida con perizia i 18 musicisti distribuiti in due ali attorno al palcoscenico nei 15 numeri musicali.

Questa versione diretta da Cal McCrystal rispetta il testo originale e i codici del genere, complici le coreografie di genere di Carrie-Anne Ingrouille, ma non dimentica la storia del luogo che la accoglie, aprendo parentesi che strizzano l’occhio al varieté come nella parata delle cortigiane in lustrini di Marcus Lycus, fra cui il sorprendente numero della contorsionista Senayt, e le leggendarie fontane del Lido che emergono dal fondo del palcoscenico per la buffa “Funeral sequence and dance” nel secondo atto con i danzatori vestiti come dei fiori fra l’inevitabile stupore dei presenti. La confezione è di alta classe a partire dalla scenografia di Tim Hatley, funzionale alla natura di una sala che non ha le possibilità tecniche di un vero teatro, con tre case a cilindro decorate con elementi classici, le luci coloratissime di Giuseppe Di Lorio che esaltano soprattutto i fantasiosi costumi di impronta classicheggiante con spiritose divagazioni sul tema disegnati da Takiscon profluvio di lustrini per la passerella finale.

Si sa che far ridere è un affare maledettamente serio e al Lido 2 seri lo sono davvero. Molte risate, molti applausi.

 

 

 

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