Il melomane vero lo riconosci subito, non si scappa, se può in qualsiasi conversazione inserisce una citazione da un libretto, più o meno famosa, più o meno nota, ma lui la citazione la deve fare perché il libretto è il suo vocabolario, fatto di “drudo, lieti calici, gelide manine” e così via. Ma di quante parole di quel vocabolario sa veramente il significato? Cos’è una teda citata da Alvaro nella Forza del destino? E cosa voleva dire Boito quando fa dire a Falstaff “Affiderei tutto il mio desco a una olandese lurco?”. Ora l’ignoranza non è più permessa perché Giovanni Tarasconi con un lavoro pazzesco ha realizzato Il verbo dell’Opera. Dizionario del linguaggio in uso nella lirica (Pendragon 2023, 538 pp., 32 euro).
Il volume è un dizionario dei termini librettistici più usati dove per ogni voce c’è la spiegazione del significato e della sua origine (Teda: «fiaccola ottenuta da ramo resinoso, che in tempi antichi si accendeva nel viaggio di accompagnamento della sposa dalla casa paterna a quella nuziale»; Lurco: «ghiotto, mangione e beone, ingordo») e le citazioni dei libretti nei quali viene utilizzata. Così d’ora in poi qualsiasi dubbio verrà fugato dalla consultazione di questo preziosissimo dizionario: alzi la mano chi sa cosa significa “valetudinario” citato da Dulcamara nell’Elisir d’amore! E poi lo si può usare come “gioco” tra melomani, prima indovini il significato poi citi da quale opera è tratta e puoi essere d’accordo o meno con l’autore per le citazioni che ha scelto. In coda un elenco delle opere analizzate cita anche i librettisti protagonisti del dizionario e le date della prima rappresentazione.
p.s. valetudinario significa «Di persona solitamente cagionevole di salute o malato cronico».
