Roma, Napoli e Venezia protagoniste del Roma Festival Barocco 2023
Inaugurazione con la riscoperta di una Messa di Antonio Nola e conclusione con un confronto tra i Concerti originali di Marcello e Vivaldi e le trascrizioni fatte da Bach
Si svolge dal 26 novembre al 20 dicembre la sedicesima edizione del Roma Festival Barocco, con un ricco programma di tredici concerti in varie chiese romane e soprattutto nel Refettorio del Monastero di Trinità dei Monti. Il titolo prescelto per quest’edizione è “Roma – Napoli – Venezia, Capitali del barocco”, ma gli orizzonti si allargano anche a Spagna, Francia, Germania e Austria, per ribadire che da quelle tre città italiane la musica si irradiò in tutta l’Europa.
Come si osserva nella presentazione del festival, fondato e diretto da Michele Gasbarro, la musica barocca con la sua spettacolarità e soprattutto con la sua forza coinvolgente era anche capace di inclusione sociale e di compatibilità simbolica delle differenze e infatti uscì dalle corti e si allargò alla fruizione non soltanto della borghesia ma anche del popolo minuto, che veniva a contatto con questa musica nelle chiese. Il festival si inaugura il 26 novembre nella chiesa di Sant’Apollinare con un esempio della musica che si ascoltava in chiesa nella Napoli barocca: l’ensemble Festina Lente diretto da Michele Gasbarro stesso eseguirà in prima esecuzione moderna la grande Messa a 9 voci e strumenti di Antonio Nola, personaggio importante della musica napoletana tra gli ultimi anni del Seicento e i primi del Settecento. Oggi la musica sacra del passato viene normalmente eseguita in forma di concerto, ma è interessante che in questo caso sia proposta una ricostruzione anche del contesto liturgico in cui era inserita, con i canti gregoriani e i versetti per organo che si alternano alla Messa di Nola. (Avviso per gli appassionati di filatelia: in occasione della serata Poste Italiane sarà presente con una cartolina commemorativa, e un Servizio Filatelico Temporaneo storicizzerà con un timbro l’apertura del festival).
Il 29 e 30 novembre e il 2 dicembre nel Refettorio del Monastero di Trinità di Monti si svolgono tre concerti dal titolo suggestivo: il primo è “Un’alma innamorata”, con tre Cantate d’argomento amoroso e due Sonate di Haendel, eseguite dal soprano Francesca Aspromonte e da Arsenale Sonoro, diretto da Boris Bergelman, anche violino solista; il secondo è “Le Vénitiennes. Belle danse tra Parigi e Venezia”, uno spettacolo di musica e danza realizzato dall’ensemble Les Rêveuses; il terzo è “Le virtuose fatiche” con Sonate e Toccate di vari autori e soprattutto dell’ingiustamente dimenticato pugliese di scuola napoletana Francesso Supriani, nell’esecuzione delle Amies Partimentistes.
Stessa location il 6 con la clavicembalista Irene González Roldán, che dedica il suo concerto a Domenico Scarlatti, nelle cui Sonate si incontrano e si “contaminano” musica italiana e spagnola, e il 7 con il soprano Vittoriana De Amicis, l’Accademia Montis Regalis e Boris Bergelmann direttore e violino solista, che eseguono musiche di Johann David Heinichen e Johann Georg Pisendel: furono loro il tramite musicale tra Venezia e Dresda e quindi tra Vivaldi e Bach.
Un momento culminante del festival è il concerto dell’8 in San Pietro in Vincoli, dove, sotto lo sguardo accigliato del Mosé di Michelangelo, l’Orchestra Barocca dei Conservatori Italiani diretta da Enrico Onofri esegue l’oratorio Maddalena ai piedi di Cristo di uno dei più illustri musicisti a cavallo tra diciassettesimo e diciottesimo secolo, Antonio Caldara, che lo scrisse nel 1699 per Mantova e ne fece una nuova versione nel 1713 per la corte degli Asburgo a Vienna, dove di lì a poco fu nominato vicemaestro della cappella imperiale.
Si ritorna a Trinità dei Monti per i successivi quattro concerti. Il 9 la Camerata Accademica diretta da Paolo Faldi suona sei Concerti a cinque di Vivaldi, per l’inconsueto e rarissimo organico di flauto, oboe, violino, fagotto e basso continuo. Il 10 Nando Citarella e Michele Carreca eseguono musiche popolari dell’area napoletana e romana tra Rinascimento e Barocco, cantando e suonando la chitarra, i tamburi e la tiorba. Il 13 Simone Pierini esegue musiche romane per clavicembalo del periodo tra 1650 e 1720, quindi successivo alla morte di Frescobaldi: tra gli autori gli italiani Michelangelo Rossi, Bernardo Pasquini e Bernardino Della Ciaja, ma anche alcuni dei molti compositori stranieri che affluirono a Roma per perfezionarsi, come Kerll, Froberger e Muffat. Il concerto del 14 con l’Ensemble Salomone Rossi è intitolato “Echi del mondo ebraico a Venezia”, perché si ascolteranno musiche dello stesso Rossi nonché di Benedetto Marcello e di Antonio Denzio, che nelle loro composizioni su testi biblici utilizzarono vari canti sinagogali.
Un appuntamento speciale è quello del 18 in Campidoglio, quando Andreas Scholl, uno dei grandi controtenori che hanno ridato vita a questo tipo di vocalità, riceverà il Premio alla carriera del Roma Festival Barocco e si esibirà in musiche di Purcell, Haendel, Vivaldi e Bach. Il 20 si torna a Trinità dei Monti per il concerto finale, intitolato “Bach a Venezia”. Ovviamente Bach non è mai stato a Venezia, ma ha incontrato a distanza la musica veneziana, particolarmente quella di Vivaldi e di Alessandro Marcello, trascrivendone per clavicembalo alcuni concerti: il Sestier Armonico metterà a confronto originali e trascrizioni.
Difficile perdere anche uno solo di questi tredici concerti, che offrono programmi molto variegati, con interpreti celebri o anche meno celebri ma sempre affidabilissimi, ed esplorano vasti settori della musica barocca rimasti ancora nell’ombra. Per informazioni
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