Cendrillon in mongolfiera
L'opera di Massenet torna all'Opéra Bastille
E la scarpetta di cristallo infine si trasforma in una scarpetta da ginnastica tutta lustrini argentati. Il lieto fine è assicurato strizzando l’occhio alla contemporaneità nella Cendrillon firmata dalla parigina Mariame Clément, allestimento con cui nel marzo 2022 l’opera di Jules Massenet è entrata in repertorio all’Opéra de Paris, e adesso riproposto con un nuovo cast. Pur restando abbastanza fedele alla favola di Charles Perrault, così come adattata nel libretto di Henri Caïn, la regista ha scelto di ambientare la storia a fine Ottocento, l’epoca del composizione, gli anni della seconda rivoluzione industriale con le sue ardite costruzioni in ferro per le esposizioni universali e la prima diffusione dell’elettricità. Le scene di Julia Hansen, che ha curato anche i costumi, collocano quindi la vicenda in una fabbrica gestita con mano di ferro dalla matrigna, ma tra gli intricati meccanismi spuntano presto pure gli spiritelli e la fata buona illuminati da tante moderne lampadine. Se la complicata scenografia della fabbrica non convince del tutto, assai bella invece è la grande serra di ferro e vetro in cui si svolge il ballo, con le pretendenti alla mano del principe tutte vestite in rosa, ballo in cui Lucette, detta Cendrillon, va in mongolfiera. Deliziose anche le brevi animazioni in bianco e nero che aprono ogni atto e ricordano come in quegli anni nasceva pure il cinematografo. La direzione musicale è affidata alla giovane candese-ucraiina Keri-Lynn Wilson che esegue il compito un po’ piattamente, molto più interessanti appaiono le voci. Se Massenet ha scritto la parte del Principe per un soprano “di sentimento”, dal colore di voce scuro e drammatico, qui è interpretato molto bene dal mezzo irlandese Paula Murrihy, vestita come un ragazzo d’oggi, con scarpe di ginnastica rosse, assai convincente nelle arie di disperazione quando crede di avere perduto per sempre la sua bella sconosciuta. Nell’opera di Massenet, Cendrillon e il Principe sono due ragazzi che soffrono, anche se per ragioni diverse, dello stesso sentimento di solitudine e che si riconoscono uno nell’altro, e la regista ben riesce a metterlo in evidenza nella scena in cui lei indossa alcuni vestiti di lui. Cosi Cendrillon indossa le scarpe di ginnastica del principe e saranno queste, infine, quelle portate dalla ragazza ma magicamente diventate tutte luccicanti d’argento. Lo spettacolo, diventa sempre più godibile man mano che la regia accentua e gioca con gli elementi fiabeschi ed ironici. Nella parte di Cendrillon ha debuttato il soprano Jeanine de Bique, originaria di Trinidad, bella voce anche se un po’ piccola, con buoni acuti ma con un timbro un po’ troppo scuro, non adatto per il personaggio a cui conferisce una connotazione particolarmente triste. Perfetta per la parte della Fata invece il soprano di coloratura norvegese Caroline Wettergreen, precisa e brillante nelle agilità, e della giusta vivacità è pure il canto dei sei spiritelli che l’accompagnano. Divertente nella parte, che è stata già sua al debutto dell’allestimento nel 2022, anche il mezzosoprano Daniela Barcellona nei panni della matrigna, la baronessa Madame de la Haltière, che è ben accompagnata dalle due figlie Noémie (il soprano Emy Gazeilles) e Dorothée (il mezzo Marine Chagnon). La parte di Pandolfe, il papà di Cendrillon, è infine affidato al bravo baritono Laurent Naouri che al termine del quarto atto sottolinea al pubblico la lieta conclusione, almeno in scena, ultimo leggero tocco d’ironia del raffinato libretto.
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