Un matrimonio danzante sotto le stelle di Broadway
Un piacevole allestimento con regia di Roberto Catalano riporta Il matrimonio segreto di Cimarosa a Parma dopo quasi sessant’anni
Dopo il Don Giovanni mozartiano di qualche settimana fa, ancora profumo di Settecento per la stagione lirica del Teatro Regio di Parma, che ospita in questi giorni sul suo palcoscenico Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa, dramma giocoso composto tra il 1791 e il 1792 per la corte di Vienna su commissione dell’imperatore Leopoldo e rappresentata il 7 febbraio 1792 al Burgtheater ottenendo subito un grande e duraturo successo che ha collocato questo lavoro stabilmente in repertorio.
Sarà forse per i 230 anni trascorsi dal suo debutto, ma l’opera del compositore originario di Aversa gode da qualche mese a questa parte di una curiosa presenza, fatta registrare per esempio prima a Milano, Ancona e Palermo, ed ora, in contemporanea rispetto a questa proposta parmigiana, presente anche Venezia.
Assente da Parma da quasi sessant’anni, Il matrimonio segreto viene proposto in questa occasione nel nuovo allestimento nato nel 2021 nell’ambito di Opera (e)Studio, il progetto dell’Ópera de Tenerife che offre alle nuove generazioni di cantanti lirici l’opportunità di affacciarsi sulla scena internazionale, realizzato in coproduzione con la stessa Ópera de Tenerife e Teatro Massimo di Palermo, con la regia curata da Roberto Catalano, le scene di Emanuele Sinisi, i costumi di Ilaria Ariemme, le luci di Fiammetta Baldiserri e i movimenti coreografici di Sandhya Nagaraja.
Una lettura scenica piacevolmente brillante, che trasporta la vicenda della Broadway degli anni Cinquanta, dove il ricco mercante Geronimo – che abitava originariamente il libretto di Giovanni Bertati – si trasforma in un napoletano emigrato a New York proprietario di una lussuosa pasticceria, impegnato a combinare per le due figlie matrimoni con ricchi aristocratici e vagheggiando per sé stesso una sorta di monumento immobiliare rappresentato da un vero e proprio grattacielo.
Ma Carolina, la figliola più giovane che sogna di debuttare nei teatri di Broadway con il suo idolo Gene Kelly – e che l’originale attualizzazione registica farà incontrare proprio alla fine dell’opera – ama Paolino, il ragazzo delle consegne che sposa in segreto. Da qui parte l’intricato meccanismo che intreccia fraintendimenti e sotterfugi incrociati, mescolando da un lato l’invaghimento del Conte Robinson – promesso sposo di Elisetta, sorella maggiore di Carolina – per la figlia minore di Geronimo e, dall’altro lato, il desiderio di Fidalma, ricca zia delle due sorelle, per il giovane Paolino.
L’intricata e divertente vicenda scorre con rimo piacevole, anche grazie alla sciolta affinità interpretativa espressa da un cast vocale che ha compreso, in occasione della “prima”, Giulia Mazzola, una Carolina vocalmente brillante e scenicamente spigliata, Antonio Mandrillo nei panni di un Paolino nel complesso efficace, Veta Pilipenko in quelli di una Fidalma adeguata, oltre a Francesco Leone che ha dato corpo a un Geronimo solido, Marilena Ruta, una Elisetta ben tratteggiata, e Jan Antem che ha restituito un Conte Robinson particolarmente centrato, sia dal punto di vista vocale sia da quello interpretativo.
La direzione di Davide Levi ha condotto i due atti dell’opera con passo sciolto e sicuro, gestendo con equilibrio un andamento espressivo che ha privilegiato il palcoscenico rispetto alla buca abitata dall’Orchestra Cupiditas, compagine sinfonica giovanile che ha risposto con bella energia sopperendo a qualche limite sonoro ed alcune lievi incertezze.
Il pubblico, presente in buon numero senza però esaurire il teatro, ha mostrato di apprezzare la serata, salutando alla fine con applausi sostanzialmente convinti tutti gli artisti impegnati.
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