Napoli: Faust concertante

Successo per La Damnation de Faust in versione da concerto

La damnation de Faust
La damnation de Faust
Recensione
classica
Teatro Politeama, Napoli
La damnation de Faust
07 Febbraio 2023 - 15 Febbraio 2023

Napoli regala il ritorno de La damnation de Faust di Hector Berlioz dopo sei edizioni dal 1906 per la stagione del Teatro San Carlo in forma di concerto presso il teatro Politeama dal 7 al 15 febbraio 2023. Una leggenda drammatica, capolavoro di dimensioni internazionali, successiva alla Symphonie fantastique (1830), al Requiem (1837), totalmente moderna che apre la strada a Wagner, Strauss e Holst, e forse più vicina a Mahler - un'opera senz'altro atipica, di segrete affinità tra natura e morte, apertamente intellettuale e filosofica, di una delle personalità più affascinanti e più complesse della musica del Diciannovesimo secolo, e che produsse un prodigioso balzo in avanti nella storia della musica francese.

Gradevole cantava il coro diretto da José Luis Basso – cerca il meglio nel fugato “Amen” - buono il Faust di John Osborn, cinico il basso Ildar Abdrazakov Méphistophélès, che dosa la voce con saggezza, cattivo, sanguigno -  se ne sentiva la potenza davanti l’orchestra. Louis Morvan Brander e Laura Ulloa Una voce celeste, entrano decisi a far bene. La canzone del topo fluisce a dovere. Ma la vera ventata di novità la portava Daniela Barcellona in Marguerite, anche se poco attenta a volte, morbida nella ballata del re di Tule, pastosa nel canto, sorprendentemente luminosa nella romanza dell'amore perduto. Tanti contrasti, come vuole la partitura. Così pure il tenore, anche se poco scuro, riesce bene nel ruolo di Faust, con vistoso fascino. Un grandissimo Abdrazakov, domina la prima parte, vera star - basso vocalmente sfaccettato, con chiaroscuri, diminuendi, legati preziosi. Tutt'intorno, il coro come in un anfiteatro commenta e accompagna il tenore Osborn – nel gradevole inizio. Ma la performance migliora nella seconda parte con apice nel duetto e terzetto. Concertato con perpetua espansione da Pinchas Steinberg – per giungere in un gran finale in discesa verso “abissi” sonori e pandemoni - si svincola dai possibili disturbi di una messinscena e contribuisce alla riuscita dei cantanti.

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