Quattro ance per Mal Waldron
La sassofonista Cristina Mazza e un gruppo internazionale per un omaggio a Waldron, in un disco del 1991 "scomparso", e ora da riscoprire
Era il 1991 quando la contraltista Cristina Mazza, decana di tutte le donne che oggi in Italia scelgono l’ancia dei sassofoni – uno strumento che solo per pregiudizio siamo abituati a immaginare quasi solo tra braccia maschili – si trovò in studio con Reggie Workman, immenso contrabbassista spesso fianco di Coltrane, di Shorter, di Shepp e con Mal Waldron, uno di quei nomi imponenti nella storia del jazz che spesso finiscono in un cono d'ombra, salvo periodiche e clamorose riscoperte.
Perché, con la sua tastiera, Waldron fu a fianco di Billie Holiday, perché offrì il destro a Steve Lacy, per due decenni, per dare sangue, nervi e struttura alle vertiginose esplorazioni nell'universo monkiano, perché fu un compositore eccellente tutto da riscoprire. Il disco di Mazza si chiamava Where Are You?, e sarebbe tutto, anch’esso, da riscoprire.
Da scoprire, invece, senza il suffisso, è una recentissima uscita per Caligola inclusa nella splendida serie Historical Tapes, recupero di nastri e matrici che invece meritano piena luce e attenzione decisa, nell’articolazione di momenti importanti per le sorti delle note afroamericane.
Cristina Mazza ne fu protagonista, all'inizio del 2007, accanto a una formazione che oggi definiremmo “multietnica”, per realizzare Celebrating the Music of Mal Waldron. C’era il poderoso sassofonista (in un caso vocalist) sudafricano Sean Bergin, fiero oppositore dell’odioso regime di apartheid, scomparso giusto una decina d’anni fa, c’era Jean-Jacques Avenel, contrabbassista dal suono sontuoso e ricco di armonici, uno dei musicisti preferiti dal citato Steve Lacy. C’era Sangoma Everett, batterista statunitense dal gran talento poliritmico.
E c’erano altri due sassofonisti, a chiudere il rettangolo di ance con Cristina Mazza e Bergin: Bruno Marini al baritono, che con Mazza abbiamo ritrovato negli anni in tanti dischi (protagonista lui stesso di un paio di “Historical Tapes”) e Daniele D'Agaro, in qualche caso anche al clarinetto, oltre che al tenore, oggi uno dei più ricercati specialisti del suono di ricerca sul suo strumento, già da tempo collaboratore allora di Bergin.
Dunque un sestetto con quattro ance e la ritmica: scelta coraggiosa e intelligente, per un omaggio a un grande del pianoforte, non avere in studio dieci dita sugli ottantotto tasti a calcarne mimeticamente l’estetica. Il disco avrebbe dovuto essere pubblicato da Azzurra Music nel 2008, ma non se ne fece nulla, nessun contratto. Così Cristina Mazza ne autoprodusse un centinaio di copie masterizzandole artigianalmente, una per una, e beato chi se le ascoltò allora quasi in presa diretta, con quel suono arroventato e passionale, ispido e dolcissimo al contempo, incredibilmente vicino, anche, a certe timbriche gementi e gioiose care a Ornette Coleman – oltre che, ovviamente, al puro dettato compositivo di Mal Waldron.
Per il resto, silenzio: che ai nostri tempi significa che neppure in rete era emerso qualche tassello di quella band straordinaria che omaggiava un compositore a propria volta straordinario. È andata così a finire che, alla fine, Caligola è riuscita a trovare l'accordo, ed ecco riemergere Celebrating the Music of Mal Waldron, e proprio nell'anno in cui si dovrebbe ricordare il decennale dalla scomparsa del pianista di New York. Vuoti di memoria permettendo.