Scomparso a cinquantuno anni il pianista Nicholas Angelich

Nel suo ampio repertorio spiccavano i compositori francesi e Brahms, di cui ha lasciato ottime testimonianze discografiche

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Nicholas Angelich
Nicholas Angelich

Nicholas Angelich aveva soltanto cinquantuno anni e soffriva di una malattia cronica ai polmoni, che da qualche tempo lo aveva costretto a rallentare ma non ad interrompere la sua attività concertistica. Era nato a Cincinnati il 14 dicembre 1970 ed è morto il 18 aprile.

Era stato un bambino prodigio, aveva cominciato a studiare il pianoforte a cinque anni con la madre ed appena due anni dopo aveva suonato in pubblico il Concerto n 21 n do maggiore K 467  di Mozart. Gran parte della sua formazione si svolse in Francia, infatti a tredici anni entrò al Conservatoire National Superieur de Musique di Parigi, dove studiò con Aldo Ciccolini, Yvonne Loriod e Michel Beroff: da quella scuola vengono il suo tocco morbidissimo e la trasparenza del suono. Più tordi negli Usa, dove prese lezioni da Leon Fleisher. Successivamente studiò anche da Maria-João Pires. Nel 1989 risultò secondo al Conceorso “Robert Casadesus” di Cleveland e nel 1994 vinse il Concorso “Gina Bachauer” a Salt Lake City.

La sua carriera prese quota prima in Francia che in America e debuttò prima con le principali orchestre francesi che con la New York Philharmonic, nel 2003.

In Italia non venne spesso ma si ricordano vari suoi concerti, tra cui quelli a Firenze per gli Amici della Musica, a Milano con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali, al Rossini Opera Festival, al Festival di Pietrasanta, a Verona, eccetera.

Il suo repertorio verteva soprattutto sui grandi autori dell’Ottocento e del primo Novecento ma s’interessò anche alla musica dei nostri giorni, inserendo nei suoi programmi Messiaen, Stockhausen, Boulez e altri compositori contemporanei.

Amava molto suonare in gruppi cameristici e partecipò più volte al progetto Martha Argerich di Lugano.

Fu particolarmente apprezzato come interprete di Brahms e infatti tra le sue numerose incisioni - che comprendono musiche di Bach, Beethoven, Chopin, Schumann, Rachmaninoff, Fauré, Ravel, Poulenc e di autori contemporanei - spicca un box di dieci cd dedicato a Brahms, in cui accanto ai due Concerti per pianoforte e ad una quasi integrale delle musiche per pianoforte solo stanno il quintetto con pianoforte, le integrali delle sonate per violino e pianoforte, delle sonate per viola e pianoforte e dei trii e quartetti con pianoforte.

«Il rispetto e l'amore per i grandi interpreti del passato è fuori discussione – diceva - ma bisogna sempre cercare un approccio nuovo […] l'avvicinamento ad un certo brano è frutto di una mescolanza di ispirazione, istinto e feeling. Ma l'importante appunto è ripartire ogni volta dai segni lasciati dal compositore. Un lavoro non sempre facile»

 

 

 

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