Dal 20 agosto al 10 settembre ecco arrivare l’edizione 2021 del Beethovenfest, importante appuntamento con cui la città di Bonn riprende il consueto omaggio annuale al proprio illustre concittadino, evento saltato – a causa della pandemia – proprio in quel 2020 in cui cadeva il 250° anniversario della nascita del grande Ludwig.
Ma per il pubblico che con pazienza ha atteso questo ritorno, c’è un calendario piuttosto invitante, con appuntamenti d’eccezione: l’integrale delle sinfonie affidate a diverse prestigiose formazioni orchestrali – da Le Concert des Nations (il 20 settembre) alla Ungarische Nationalphilharmonie (il 21.09), da Les Talens Lyriques (il 21.09) alla ORF Radio-Symphonieorchester Wien (il 22.09) – e proposta anche nella poco conosciuta versione pianistica rappresentata dalle trascrizioni di Franz Liszt. A cimentarsi con queste impegnative pagine saranno interpreti del calibro di Konstantin Scherbakov (26 e 29 agosto), Hinrich Alpers e Giovanni Bellucci (31 agosto e 3 settembre), Cyprien Katsaris e Etsuko Hirose (7 settembre).
Un cartellone dunque molto articolato, all’interno del quale oltre a molta musica da camera, non mancheranno proposte singolari, come quelle del cosiddetto KOLLEKTIV L, creato per sondare i confini tra la musica classica e il jazz/pop, oppure quella che vedrà protagonista il Pulsar Trio (1 settembre), impegnato in composizioni e improvvisazioni per sitar, piano e percussioni.
Pochi giorni fa Nike Wagner, direttrice artistica del Festival, ha accettato di rispondere ad alcune domande riguardanti sia le caratteristiche dell’edizione di quest’anno sia i problemi che si sono dovuti affrontare nel corso di questi mesi di preparazione.
Parliamo dell'edizione di quest'anno: che difficoltà avete incontrato nell'organizzazione, dopo un anno di stop a causa della pandemia?
«Nel 2020 – l’anno del 250esimo compleanno di Beethoven – avevamo programmato un festival molto sontuoso, dividendo gli appuntamenti in ben due periodi, uno in primavera e l’altro, come di consueto, in autunno. Non è stato possibile recuperare tutti gli eventi previsti per il 2020, ma quest’anno abbiamo potuto salvare buona parte del nostro programma originale, in qualche caso ricorrendo ad artisti diversi. Per quanto riguarda l’edizione del 2021, una grandissima difficoltà è stata quella di riorganizzare la vendita dei biglietti! Nel 2020 avevamo già il tutto esaurito prima della pandemia. Tutti quei biglietti dovevano essere restituiti e rimborsati per iniziare una nuova vendita con molti meno posti per obbedire alle nuove regole sanitarie in vigore. Ma quanti posti in meno ancora non è stato definito perché i regolamenti del Land Nordrhein-Westfalen cambiano continuamente in base ai dati di incidenza della pandemia. Quindi sapremo solo a ridosso del Festival quanti posti possiamo effettivamente offrire».
«Naturalmente questa è una situazione molto difficile da gestire, per non parlare di tutte le misure precauzionali da adottare per proteggere i nostri spettatori. So che tutti i festival devono fare i conti col Covid, ma mi lasci dire: prego solo che tutto vada bene, nessuno infetto, né tra il pubblico né dietro il palco! Sono dunque più i problemi non artistici che ci tengono così terribilmente occupati in questo difficile 2021. Sono sicura, tuttavia, che al suono delle note iniziali della Nona Sinfonia che apre il Festival tutte le fatiche saranno dimenticate».
Quali sono i più significativi appuntamenti del Festival 2021?
«Il Beethovenfest di quest'anno è incorniciato da due delle più grandi sinfonie con coro che conosciamo: apriamo con la Nona di Beethoven – sul podio ci sarà Jordi Savall – e chiudiamo con la Seconda Sinfonia di Mahler, la “Resurrezione” eseguita dalla Mahler Chamber Orchestra. Il richiamo alla fraternità universale del brano di Beethoven e l’anelito alla consolazione spirituale in Mahler credo possano riflettere gli speciali sentimenti di questi nostri giorni, caratterizzati dal dolore e dai radicali cambiamenti dovuti alla pandemia. In un ristretto intervallo di tempo ascolteremo poi tutte le sinfonie di Beethoven, alcune suonate su strumenti d’epoca, e proporremo le trascrizioni per pianoforte di Franz Liszt, eseguite da eccezionali virtuosi. Sono certa che per il pubblico sarà molto interessante ascoltare queste fantastiche trascrizioni, vengono eseguite molto raramente! Il nostro pianista in residence sarà l’italiano Marino Formenti che svelerà l'influenza delle ultime Sonate di Beethoven su tutto il repertorio del XX secolo, in particolare proponendo brani di Schönberg, Nono, Webern e Lachenmann, ma anche di Ives e Barraqué».
«Per quanto riguarda le orchestre ospiti, finalmente siamo riusciti a portare a Bonn i Wiener Philharmoniker che, sotto la direzione di Herbert Blomstedtm, eseguiranno le più rinomate sinfonie di Schubert e di Bruckner. Ci saranno poi diverse altre formazioni orchestrali: l’Orchestre des Champs-Elysées con Philippe Herreweghe alla direzione, da Basilea arriverà la Kammerorchester diretta da Sylvain Cambreling con la violinista Carolin Widmann, mentre la Kammerorchester di Zurigo vedrà Daniel Hope solista e direttore».
«Finalmente siamo riusciti a portare a Bonn i Wiener Philharmoniker che, sotto la direzione di Herbert Blomstedtm, eseguiranno le più rinomate sinfonie di Schubert e di Bruckner».
«Ci sarà molta musica da camera e ci saranno molti giovani musicisti al nostro festival, mentre il consueto Campus-Projekt (il nostro progetto educativo) continuerà a essere un nostro fiore all’occhiello, un dovere che sentiamo verso le nuove generazioni. Il cartellone 2021 includerà, come ormai consuetudine, anche le altre arti dello spettacolo. Il balletto del teatro dell'opera di Lione presenterà le sue versioni di due quartetti d’archi di Beethoven, tra i coreografi ci saranno Jiri Kilian e Russell Maliphant. La performance più originale si svolgerà però in una piscina abbandonata: il famoso artista e regista Romeo Castellucci commenterà il mito di Prometeo, figura centrale nell'immaginario umanitario di Beethoven».
Questo dovrebbe essere il suo ultimo anno alla guida del Beethovenfest: può riassumere la sua esperienza complessiva in questo importante ruolo? L’eredità di Beethoven, il suo messaggio artistico e umano, continuano ad avere la capacità di ispirare chi si trova a dover organizzare ogni anno un Festival a lui dedicato?
«Si, questa è la mia ultima stagione, una sorta di addio posticipato. Ma parto con una sensazione molto positiva. Guardando indietro, siamo riusciti a dare al festival un profilo nuovo e più nitido, celebrando il cosiddetto suono “autentico” degli strumenti d'epoca, integrando le arti dello spettacolo e cercando di capire – e seguire! – non solo come Beethoven abbia esercitato un'influenza musicale dominante sul tutto il XIX secolo, ma anche da dove provenisse. Ovvero quale fosse lo standard di composizione ai suoi tempi, per scoprire come abbia potuto svilupparsi nel modo che ben conosciamo, spingendo l’eredità “classica” viennese di Mozart e Haydn verso il romanticismo e persino oltre, arrivando alla cosiddetta “modernità”».
«Amo inserire le cose nel loro contesto, non dovremmo abbandonare il pensiero storico anche se la musica rappresenta l’arte emotiva per eccellenza. Certo siamo fortunati ad avere in Beethoven non solo una figura centrale nella musica, ma anche nella politica e nelle discipline umanistiche. È fantastico vedere all’interno della sua figura lo spirito rivoluzionario del tempo (Napoleone/Eroica), ma anche incontrare, come sua aspirazione ultima, il senso più generale di fratellanza e giustizia. La sua musica ha delle qualità senza tempo, oltrepassa straordinariamente il contesto cronologico, ma ugualmente escono dai confini del suo tempo la richiesta di libertà, uguaglianza e fraternità».
«Amo inserire le cose nel loro contesto, non dovremmo abbandonare il pensiero storico anche se la musica rappresenta l’arte emotiva per eccellenza».
«Credo tutto questo, anno dopo anno, continui a ispirare i festival, ci permetta di pensare sempre in modo nuovo a questo straordinario compositore, soprattutto ci invita a prendere sul serio i suoi valori.
Nel prossimo futuro il mondo corre gravi rischi di distruzione, la minaccia è rappresentata sia dal cambiamento climatico sia da tutti quegli incessanti revival di nazionalismo, repressione e totalitarismo che sembrano profilarsi all’orizzonte. Beethoven resta un eccellente antidoto, tanto più efficace perché i suoi pensieri sono trasmessi dalla musica, da una musica che esplode di energia e di speranza».