Elīna Garanča e Juan Diego Flórez, due recital per Salisburgo

Terza proposta in streaming, in collaborazione con Arte: due concerti dall’ultimo Festival di Salisburgo

Wiener Philharmoniker - Thielemann foto di Marco Borrelli
Foto di Marco Borrelli
Recensione
classica
arte.tv (Festival di Salisburgo, 2020)
Elīna Garanča e Juan Diego Flórez
27 Febbraio 2021 - 31 Maggio 2021

Per il terzo dei concerti proposti ai lettori del giornale della musica, Arte mette online un doppio recital di due protagonisti dello star system lirico: Elīna Garanča e Juan Diego Flórez. Si tratta in effetti di un assemblaggio di parte dei due concerti presentati in date diverse al Festival di Salisburgo 2020 e già diffusi dalla televisione franco-tedesca nella scorsa estate.

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Nel primo, di cui viene proposta la prima parte, il mezzosoprano lettone è accompagnato dai Wiener Philharmoniker diretti da Christian Thielemann nei Fünf Gedichte für eine Frauenstimme und Klavier WWV 91 di Richard Strauss meglio noti come Wesendonck-Lieder nella versione con accompagnamento orchestrale curata da Felix Mottl.

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Inutile dire della sintonia del direttore d’orchestra tedesco con il mondo wagneriano, sempre presentissimo nei suoi programmi. Di questo, tuttavia, colpisce soprattutto l’estrema morbidezza della trama strumentale che fa risaltare la bellezza di alcuni interventi solistici e esalta specialmente la linea di canto, lasciato libero di esprimere senza forzature ogni sfumatura di questa partitura wagneriana non pensata (ancora) per il teatro. E tuttavia nell’interpretazione di Thielemann e di Garanča si coglie un senso profondo di teatro già nella grazia delicata dell’immagine dell’angelo di “Der Engel” che scende e solleva l’anima verso il cielo sulle sue lucenti piume, evocate da una lieve increspatura eroica. Ma anche nell’estasi davanti alla natura in “Stehe Still” (Arrestati) che sembra arrestare il movimento rotatorio che accompagna i primi versi e nel delicato colorismo della vegetazione di “Im Treibhaus”, il cui tema verrà più tardi impiegato per descrivere l’agonia di Tristan, come quell’accenno all’estasi amorosa fra Tristan e Isolde della struggente “Träume” (Sogni), che chiude il ciclo e conclude la prima parte del recital.

In realtà il concerto di Salisburgo proseguiva con la Sinfonia n. 4 “Romantica” di Anton Bruckner, autore molto frequentato nelle ultime stagioni da Christian Thielemann, qui purtroppo omesso.

Anche più drastica è la selezione del composito programma proposto nella “Liederabend” di Juan Diego Flórez accompagnato dal pianista Vincent Scalera. Rispetto al programma integrale mancano alcune significative testimonianze dello sforzo del quarantottenne tenore peruviano di uscire dal repertorio che l’ha imposto da vent’anni sulle scene internazionali come il tenore rossiniano par excéllence per via della coloratura vertiginosa e del dominio della tessitura acuta e allargarlo a paesi e stagioni diverse. In questo senso, manca soprattutto il colore lirico delle due arie francesi “Ah, fuyez, douce image” dalla Manon di Jules Massenet e “Vainement, ma bien-aimée” da Le Roi d’Ys di Édouard Lalo (ma anche il bis pucciniano di “Che gelida manina” scelta a suo modo sorprendente se si pensa al Flórez degli esordi) e l’ouverture beethoveniana nel disgraziatissimo anno del duecentocinquantenario con Adelaide op. 46, Der Kuss op. 128 e “Sad and luckless was the season” dai 20 Irische Lieder WoO 153/6.

L’impaginazione scelta per questa breve antologia di Arte va sulla tradizione – pur rivisitata con una punta di originalità – con l’elegante arietta da camera “Ma rendi pur contento” di Vincenzo Bellini, interpretata con una eccessiva punta di patetismo (tagliate invece e soprattutto la seconda arietta belliniana “Almen se non poss’io” e soprattutto la cavatina e cabaletta “Meco all’altar di Venere … Me protegge, me difende” di Pollione dalla Norma) e prosegue con la scena di Jacopo Foscari “Brezza del suol natio … Dal più remoto esilio” del Verdi giovanile de I due Foscari, nella quale non si può non notare il pallido colore verdiano del timbro di Flórez ma non si può non apprezzare lo slancio eroico nella cabaletta e la leggendaria pulizia negli acuti.

Il recital di Flórez prosegue e si conclude con un omaggio a uno dei numi tutelari del Festival di Salisburgo: Richard Strauss, che accanto a Mozart è stato scelto per le due sole produzioni liriche viste al centenario in minore del Festival di Salisburgo minato dalla pandemia.

L’omaggio di Flórez si apre con la celebre “Zueignung” (Dedica) op. 10 n. 1, prosegue con “Heimliche Aufforderung” (Esortazione segreta) op. 27 n. 3 e si conclude con “Cäcilie” (Cecilia) op. 27 n. 2. Anche questi tre canti straussiani sono illuminati dallo slancio tenorile di Juan Diego Flórez, che proietta raggi di mediterranea luminosità nelle turgide torsioni armoniche dell’accompagnamento pianistico, assicurato da un bravissimo Vincent Scalera.

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