La sobria eleganza di Martin Wind
Nuovo disco per il contrabbassista tedesco, affiancato dai veterani Philip Catherine e Ack van Rooyen
Per il suo undicesimo lavoro discografico, il contrabbassista e compositore Martin Wind – artista poco più che cinquantenne nato a Flensburg in Germania ma da quasi 25 anni affermato sulla scena jazz di New York, città dove vive e lavora – ha voluto accanto a sé due veterani del jazz europeo del calibro di Philip Catherine e Ack van Rooyen. Una scelta che ha impresso a questo disco, pubblicato dall’etichetta tedesca Laika Records, un andamento sofisticatamente meditato, nutrito dall’eleganza misurata che emerge tra i tratteggi strumentali intrecciati dai tre musicisti.
Gli otto brani che compongono la tracklist comprendono tre brani firmati dallo stesso Wind – “The Dream”, “A Genius and a Saint” e l’eponimo “White Noise” – affiancati da standard quali “Everything I Love” di Cole Porter, restituito attraverso una piacevole interpretazione sinuosa e ammiccante, e composizioni dal segno espressivo più variegato come, tra le altre, “But Beautiful” di Jimmy Van Heusen e Johnny Burke, l’iniziale “Canter di Kenny Wheeler o ancora “I Fall in Love too Easily” – di Jule Styne e Sammy Khan – che chiude il disco.
Un quadro musicale nel quale, assecondata dal morbido incedere del contrabbasso del titolare, la chitarra di Philip Catherine ha saputo esplorare tessiture armoniche dai riverberi equilibrati e tersi, imprimendo all’atmosfera generale una densità timbrica sobria e accattivante, un dato che il settantottenne chitarrista belga ha condiviso con il gusto timbrico lirico e riflessivo di Ack van Rooyen. Classe 1930, il trombettista e flicornista olandese – che qui appare anche come autore di “Autumn Bugle” – ha impresso nei diversi brani il segno di una vena melodica decantata, declinata in tratteggi a volte accennati e quasi titubanti, altre volte più incisivi e dilatati.
Un lavoro che restituisce una ricerca musicale dal sapore ricercatamente mainstream e che unisce l’eleganza di dialoghi strumentali sofisticati a una indagine riflessiva sul suono e sulle sue caratteristiche comunicative.
Un disco, in sintesi, pensato quale piacevole e ideale “zona protetta”, uno spazio di ascolto sobrio ed raffinato, come emerge anche dalle parole dello stesso Wind: «il silenzio è diventato sempre più un lusso, con White Noise ho voluto creare un polo acustico opposto. Una sorta di oasi sonora in cui il pubblico può rilassarsi e godere la musica fino alla sua massima espressione. Per me, Philip e Ack sono tra i più grandi artisti melodici che il jazz abbia mai avuto. Entrambi fanno davvero cantare i loro strumenti, ed è ciò che voglio dimostrare con questo album».