La sobria eleganza di Martin Wind

Nuovo disco per il contrabbassista tedesco, affiancato dai veterani Philip Catherine e Ack van Rooyen

Martin Wind
Martin Wind
Disco
jazz
Martin Wind
White Noise
Laika Records
2020

Per il suo undicesimo lavoro discografico, il contrabbassista e compositore Martin Wind – artista poco più che cinquantenne nato a Flensburg in Germania ma da quasi 25 anni affermato sulla scena jazz di New York, città dove vive e lavora – ha voluto accanto a sé due veterani del jazz europeo del calibro di Philip Catherine e Ack van Rooyen. Una scelta che ha impresso a questo disco, pubblicato dall’etichetta tedesca Laika Records, un andamento sofisticatamente meditato, nutrito dall’eleganza misurata che emerge tra i tratteggi strumentali intrecciati dai tre musicisti.

Gli otto brani che compongono la tracklist comprendono tre brani firmati dallo stesso Wind – “The Dream”, “A Genius and a Saint” e l’eponimo “White Noise” – affiancati da standard quali “Everything I Love” di Cole Porter, restituito attraverso una piacevole interpretazione sinuosa e ammiccante, e composizioni dal segno espressivo più variegato come, tra le altre, “But Beautiful” di Jimmy Van Heusen e Johnny Burke, l’iniziale “Canter  di Kenny Wheeler o ancora “I Fall in Love too Easily” – di Jule Styne e Sammy Khan – che chiude il disco.

Un quadro musicale nel quale, assecondata dal morbido incedere del contrabbasso del titolare, la chitarra di Philip Catherine ha saputo esplorare tessiture armoniche dai riverberi equilibrati e tersi, imprimendo all’atmosfera generale una densità timbrica sobria e accattivante, un dato che il settantottenne chitarrista belga ha condiviso con il gusto timbrico lirico e riflessivo di Ack van Rooyen. Classe 1930, il trombettista e flicornista olandese – che qui appare anche come autore di “Autumn Bugle” – ha impresso nei diversi brani il segno di una vena melodica decantata, declinata in tratteggi a volte accennati e quasi titubanti, altre volte più incisivi e dilatati.

Un lavoro che restituisce una ricerca musicale dal sapore ricercatamente mainstream e che unisce l’eleganza di dialoghi strumentali sofisticati a una indagine riflessiva sul suono e sulle sue caratteristiche comunicative.

Un disco, in sintesi, pensato quale piacevole e ideale “zona protetta”, uno spazio di ascolto sobrio ed raffinato, come emerge anche dalle parole dello stesso Wind: «il silenzio è diventato sempre più un lusso, con White Noise ho voluto creare un polo acustico opposto. Una sorta di oasi sonora in cui il pubblico può rilassarsi e godere la musica fino alla sua massima espressione. Per me, Philip e Ack sono tra i più grandi artisti melodici che il jazz abbia mai avuto. Entrambi fanno davvero cantare i loro strumenti, ed è ciò che voglio dimostrare con questo album».

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

jazz

Il post jazz secondo Anna Butterss

Mighty Vertebrate è il nuovo album della bassista e compositrice australiana

Alberto Campo
jazz

Nala Sinephro, un'immensità ambient jazz

Al secondo album, la compositrice belga Nala Sinephro conferma il proprio valore

Alberto Campo
jazz

Meshell Ndegeocello, il vangelo secondo James Baldwin

In No More Water Meshell Ndegeocello celebra il centenario della nascita dello scrittore James Baldwin

Ennio Bruno