Valčuha il pucciniano
La Rondine al San Carlo di Napoli
Il San Carlo ha affidato a Valčuha La Rondine, 16 e 18 ottobre, in forma di concerto – senza coro - e il direttore le ha conferito un ottimo impatto sonoro, mantenendosi sobrio nelle scelte - ché di tanto in tanto risulta gradito andare all'opera senza dover decifrare simbolismi - ma sempre con equilibrio. Con Puccini nella sua maturità l’opera italiana e la scrittura per le voci tornavano a casa in una magnifica commedia sentimentale. Invenzioni originali, lirismo vocale, libretto comico mondano. Una sonorità suadente dell’orchestra introduce all’atmosfera parigina, subito espressivi gli archi con accenti come gesti. Man mano sempre meglio nei tempi più marcati e ballabili dell’opera.Di magnetismo, chi il bel sogno di Doretta poté indovinar? il verso di Magda - forse ancora più di altre, racconta il carattere anche nostalgico della protagonista. Due voci pucciniane, maliose e dominatrici del grande spazio del teatro di San Carlo: Ailyn Pérez, per la prima volta a Napoli, con padronanza tecnica ed espressiva, sa essere una Magda completa, ora femme fatale seducente nel timbro e carattere, ora donna cinica ma sognatrice. Bel canto, intonazione sicura, perfetta estensione delle altezze e dinamiche ma, anche e soprattutto, verità dell’espressione. Michael Fabiano, Ruggero meno impeccabile, ma capace di sentimenti e pentimento anche nella voce. Anche Ruth Iniesta Lisette, non chiara nel timbro, ma innocente nella linea melodica, ben calata nel suo ruolo. Di voce mordente ed incisivaPrunier, Marco Ciaponi, anche di buon volume. A Rambaldo, Gezim Myshketa, di bel timbro, non mancava un virtuosismo sublimatoin espressione. Di buon temperamento il resto del cast: Paolo Orecchia Périchaud, Orlando Polidoro Gobin, Laurence Meikle Crébillon, Miriam Artiaco Ivette, Sara Rossini Bianca e Tonia Langella Suzy. Dopo i clamorosi debutti estivi – in particolare la Netrebko - questa produzione testimonia anche la ricerca di voci nuove per il teatro napoletano, i debutti da lanciare e gustare.
La Rondine, ormai si sa, cerca il pretesto per incontrare l’amore vero, ma non fa che rivivere un amore effimero. Ma il vero capolavoro è la partitura, con la sua musica brillante, ironica. L’esecuzione ha convinto. Diciamolo: Valčuha ha guizzi particolari e sensibilità timbrica spiccata per questo repertorio – l’ha mostrato qui già con La Fanciulla del West- e come direttore d'opera guida sapientemente le voci. Suggerisce, evoca anche con brevi cenni ai cantanti. I ritmi binari sono poco incisivi, stringati, ma gli accordi di tensione, i temi di danza, Valzer, ballabili dispiegano una buona tempra drammatica con appoggiature espressive nel concertato finale, mentre si è avvolti da seduzione e mondanità. Si slegano gli applausi, che premiano tutti i protagonisti, in una serata seppur pomeridiana domenicale ed incalzante di emergenza sanitaria, ma di buona affluenza.
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