Duelli fra musici in scena alla Fenice
Va in scena al Teatro Malibran il dittico “Prima la musica e poi le parole” di Salieri e “Der Schauspieldirektor” di Mozart in un allestimento degli studenti dell’Atelier del Teatro La Fenice
Prosegue la stagione del Teatro La Fenice con un “double bill” classico: Prima la musica e poi le parole e Der Schauspieldirektor (L’impresario), storica tenzone alla corte di Schönbrunn, Anno Domini 1786, fra banchetti e balli imperiali dei campioni dell’opera italiana, Antonio Salieri, e di quella tedesca, Wolfgang Amadeus Mozart. Divertimento teatrale in sette scene e tredici numeri di umore molto diverso messo in versi dal poeta di corte Giovanni Battista Casti per il primo. “Singspiel” con soli quattro numeri musicali appesantiti da un testo piuttosto prolisso di un paladino del teatro nazionale tedesco Johann Gottlieb Stephanie, quello del non meno prolisso testo dell’Entführung aus dem Serail. Simile l’argomento di fertile ispirazione metateatrale e quasi sempre declinata in chiave buffa. Più equilibrata in Salieri&Casti con quella coppia compositore-poeta alle prese con una scena operistica da comporre per il conte Opizio o magari un pasticcio (“Un pasticcio si vuol? Sarà pasticcio”) che vede al centro la classica lotta all’ultima aria da baule delle due primedonne – la virtuosa seria Eleonora e la buffa Tonina. Più sbilanciata in Mozart&Stephanie con quell’infinito saggio di arte teatrale davanti al tipico impresario in angustie di fini dicitrici e meno fini dicitori nonché dei soprani rivali Madame Herz e Mademoiselle Silberklang, che, brillante ouverture a parte, libera le luminose gemme musicali mozartiane solo alla fine.
Il nuovo allestimento veneziano approda sul palcoscenico del Teatro Malibran nell’ambito del progetto Atelier della Fenice in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Venezia. Sono firmati da studenti le scene e i costumi dei due lavori, piuttosto diversi nell’ispirazione e nei risultati: più tradizionale pur nell’attualizzazione déco quello per Salieri a cura di Francesca Donati per le scene e Giulia Tonussi per i costumi, più arioso e libero nell’ispirazione quello per Mozart a cura di Federico Pian per le scene fatte di un gioco di sipari leggeri e Dea Bejleri per i costumi glamour da alta moda post-bellica. Non è invece un debuttante il regista Italo Nunziata, che conduce bene il gioco scenico con gusto da commediante navigato soprattutto nei simpatici saggi teatrali dello Schauspieldirektor, presentato con testi originali in traduzione italiana adattati (ma nemmeno troppo) per facilitarne l’apprezzamento al pubblico di oggi.
In mani esperte anche la direzione musicale, che a Venezia sono quelle di Federico Maria Sardelli: pulizia e pienezza di suono, ritmi brillanti soprattutto in Mozart, grande attenzione al colore strumentale che rende giusto merito al valore dell’Orchestra del Teatro La Fenice.
Ben assortito il quartetto di interpreti per Salieri con un compassato Szymon Chojnacki come maestro di cappella, uno spiritoso Francesco Vultaggio come poeta, Francesca Boncompagni come Donna Eleonora che si vorrebbe più primadonna anche sul piano vocale, soprattutto dovendo fare i conti con la scintillante Rocío Pérez come Tonina. Più composito il cast per Mozart che vede ancora le due primedonne Rocio Perez scioltissima anche come Madame Hertz e Francesca Boncompagni nettamente più sicura come Mademoiselle Silberklang, affiancate dal Monsieur Vogelsang un po’ timido di Valentino Buzza e, nel finale, dal Buff ancora di Szymon Chojnacki, che se la cava bene anche come attore nei lunghi dialoghi. Ben assortita la compagine dei commedianti a partire dall’impresario in angustie (come impone la tradizione) di Karl-Heinz Macek e dalle due estrose gran dame della scena Michela Mocchiutti(Madame Pfeil) e Roberta Barbiero (Madame Krone) affiancate dalle “spalle” Marco Ferraro (Eiler) e Francesco Bortolozzo (Herz) con l’apporto più compito di Valeria de Santis (Madame Vogelsang).
Pubblico numeroso alla prima. Divertimento. Applausi calorosi.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento