Da Raffaello a Elio

Il Festival Pergolesi Spontini dedicato alla meraviglia

Elio e Roberto Prosseda
Elio e Roberto Prosseda
Recensione
classica
Jesi, Maiolati Spontini, Monsano
XX Festival Pergolesi Spontini
06 Settembre 2020 - 04 Ottobre 2020

Dedicato alla meraviglia in tutte le sue declinazioni, il Festival Pergolesi Spontini, a cura della Fondazione omonima,  si è svolto dal 6 settembre al 4 ottobre a Jesi, Maiolati Spontini e Monsano.  “Tu sei meraviglia”, questo il titolo: meraviglia non solo come cardine dell’estetica barocca ma anche come stupore negli occhi dei bambini  (tanti gli spettacoli dedicati alle famiglie) e come virtuosismo trascendentale; meraviglia che nasce dalla contemplazione della bellezza, e meraviglia della contaminazione, quando stili e generi diversi si uniscono in maniera inaspettata.  Tanti gli appuntamenti,  che hanno  toccato una grande varietà di stili e gusti musicali e che erano rivolti a pubblici diversi: dal jazz al pop, dal classico al barocco, alle favole musicali e cacce al tesoro dedicate ai più piccoli, come quella organizzata insieme a Tree Park e con i solisti della Scuola di Musica Pergolesi, dove cinquanta bambini hanno percorso in lungo e in largo, divisi in squadre, il centro storico di Jesi, hanno risolto enigmi, sfide e cercato indizi, aiutando il giovane Pergolesi a diventare un grande compositore. All’insegna del divertimento anche l’appuntamento del 13 settembre  con Elio– di Elio e le Storie Tese – in  versione classica, con frac, leggio e  pianista al seguito -Roberto Prosseda -  interprete al Teatro Pergolesi delle più celebri, e divertenti, arie di Rossini e Mozart, ma anche di odi al criceto, al moscerino e alla zanzara composte da  Luca Lombardi.

L’evento inaugurale, intitolato Rispondimi, bellezza, è stato dedicato a Raffaello Sanzio in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte.  Un reading su  versi di Davide Rondoni sul tema dell’amore e della meraviglia della bellezza,  recitati da Neri Marcoré  e accompagnati dalla musica di Salvatore Passantino, commissionata dal festival , che oscillava tra lo stile semplicemente melodico,  la rievocazione  di ritmi e movenze delle danze rinascimentali e  i cangianti flussi sonori e impasti timbrici della ambient music. L’esecuzione era affidata al Time Machine Ensemble diretto da Marco Attura, e accompagnava le animazioni in 3D di alcune delle più note opere del pittore marchigiano: dalla  Muta, alla Fornarina, ai ritratti di Castiglione e di Giulio II, alla Madonna Tempi. Efficace la messa in scena di Matteo Mazzoni, realizzata attraverso la grande e luminosa scatola delle meraviglie ideata da Benito Leonori , che aprendosi come un fiore accoglieva all’interno i musicisti e sui quattro lati le proiezioni.

Scatola delle meraviglie che è rimasta sul palcoscenico del  Teatro Pergolesi per tutta la durata del Festival, accogliendo di volta in volta strumentisti e cantanti, e, nel caso del bel concerto di Maurizio Baglini, il 18 settembre, lo splendido Steinway gran coda che il pianista e l’acustica del luogo hanno saputo valorizzare in tutta la bellezza del suono. In programma niente di più “meraviglioso” e stupefacente: la trascrizione lisztiana della Nona sinfonia di Beethoven, più di un’ora di musica eseguita a memoria  e senza soluzione di continuità, che Baglini ha da anni in repertorio e di cui nel 2020 è arrivato alla centesima esecuzione. Pianista molto attivo come solista, nella musica da camera e sul piano culturale (ha fondato rassegne concertistiche, collabora con teatri e case editrici) Baglini ha offerto una lettura raffinata, profonda e rigorosa della complessa partitura, originariamente concepita per due pianoforti e portata a termine da Liszt quarant’anni dopo la storica esecuzione viennese, nel 1824,  del capolavoro beethoveniano; “più che una trascrizione, una trasfigurazione della sinfonia”, ha detto Baglini presentando il concerto, e in effetti tanti particolari armonici risultavano perfino evidenziati dalla scrittura pianistica, come l’accordo dissonante che apre il quarto tempo, più stridente sui tasti che in orchestra, o il lunare inizio del primo tempo sulle quinte vuote.

Altro concerto del filone “classico” è stato quello dedicato a Tartini  e ai suoi allievi in occasione dei 250 anni dalla morte del compositore. Sempre sul palcoscenico del Pergolesi si è esibito l’ensemble L’Astrée, nato nel 1991 sotto l’egida dell’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte e dedito in particolare all’esecuzione di musiche rare piemontesi, che per la serata del 27 settembre ha proposto tre sonate di Tartini e una ciascuno dei suoi allievi Pietro Nardini e Pierre La Houssaye. Bis dedicato a Vivaldi, i cui autografi sono conservati presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. I tre bravissimi musicisti (Giorgio Tabacco, fondatore dell’ensemble, al clavicembalo, Rebeca Ferri al violoncello e Francesco D’Orazio al violino) hanno eseguito un repertorio di rara bellezza, tra cui è spiccata la sonata di Nardini, con perfetta sintonia espressiva, che si è tradotta nel languore e nel sentimentalismo resi con gusto squisito delle ornamentazioni  nei tempi lenti, contrapposti all’incisività ritmica e al virtuosismo dei tempi veloci.

Tartini è stato uno dei protagonisti anche del concerto del 20 settembre, con i Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella e il flautista Massimo Mercelli in un viaggio ideale sulla meraviglia nella musica barocca, da Pergolesi a Tartini, appunto, in dialogo con la ‘meraviglia’ nella musica di autori a noi più vicini, come Respighi e Nyman.

Non del tutto convincente il concerto del 25 settembre che ha proposto un recital di arie spontiniane tratte da alcune opere comiche giovanili che sono state riscoperte e riportate in scena qualche anno fa proprio grazie  alla Fondazione  Pergolesi Spontini. Una panoramica sul giovane Spontini che attraverso Li puntigli delle donne, La fuga in maschera, Le metamorfosi di Pasquale e Julieou le pot de fleurs  ha messo in luce la capacità del compositore di aderire a vari stili e contesti culturali, da quello napoletano delle prime opere, con le semplici ariette modellate su un’armonia lineare e le ripetizioni finali, a quello francese con armonia più ricca e stile vocale declamatorio. L’acustica secca del teatro di Maiolati (città natale di Spontini) non ha certamente aiutato il soprano Lucia Conte e il basso Andrea Tabili, voci entrambe un po’ ingolate e con dizione chiusa, poco chiara.

Tra i tanti appuntamenti merita una menzione speciale lo spettacolo Ma Bohème, Social Opera, che ha messo in scena la Compagnia OperaH, formata da adulti diversamente abili che seguono un percorso di teatro-danza. Nato dalla interazione di diverse realtà del territorio - l’ASUR, il Comune, il liceo artistico, che con i percorsi di alternanza scuola-lavoro ha realizzato le scene, il Consorzio Marche Spettacolo, oltre che naturalmente la Fondazione Pergolesi Spontini - Social Opera ha forse espresso più di ogni altro appuntamento il significato del festival: scoprire la “meraviglia” racchiusa in ogni individuo che sia “altro”, “diverso” da sé, le sue passioni e  i suoi talenti inaspettati e nascosti.

 

 

 

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